Art Spiegelman - Maus_Racconto di un sopravvissuto [Cbr Ita] [TNTvillage]
Titolo originale Maus: A Survivor's Tale
Autore Art Spiegelman (testi e disegni)
1ª edizione 1986 – 1991
Albi 2 (completa)
Editore it. Rizzoli (ora è edito da Einaudi)
1ª edizione it. marzo 1989 – settembre 1992
Albi it. 2 (completa)
Tipo file cbr
Dimensione 100 mega
L'opera è suddivisa in due parti:
Mio padre sanguina storia – composta da 6 capitoli pubblicati per la prima volta nel 1986 (in Italia nel marzo 1989 da Milano Libri), mostra il rapido inasprimento delle condizioni di vita degli ebrei polacchi negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della guerra.
E qui sono cominciati i miei guai – composta da 5 capitoli pubblicati per la prima volta nel 1991 (in Italia nel settembre 1992 sempre da Milano Libri), dà invece un chiaro spaccato della vita dei deportati all'interno del campo di concentramento negli anni della guerra.
A spezzare la narrazione delle vicende d'epoca nazista, si interpongono istantanee di vita quotidiana che mostrano il difficile rapporto tra Spiegelman e il padre: il padre reduce dagli orrori del nazismo, ha uno stile di vita impossibile che impone anche a chi gli sta intorno (raccoglie e conserva anche il filo di rame che trova per strada); il figlio all'apparenza menefreghista, è tormentato da un enorme senso di inadeguatezza di fronte a quanto passato dal genitore.
Tutto questo si trasforma, nel finale, in una sorta di autoanalisi dell'autore, che sperimenta appieno il significato di essere figlio di un deportato, mostrando come gli orrori patiti dai genitori si siano estesi anche alla generazione successiva.
La storia del giovane Art, un autore intenzionato a narrare la storia del padre, reduce dell'Olocausto, fa da cornice alle vere vicende centrali dell'opera, ovvero la narrazione dell'anziano padre di Art, Vladek, delle sue esperienze durante la seconda guerra mondiale.
I due fili narrativi, quello di Art e della fidanzata Françoise e quello delle vicende belliche, si intrecciano, creando una convivenza di passato e presente. Da un lato troviamo la memoria dell'Olocausto, che Spiegelman raccoglie da suo padre, ma anche un confronto generazionale tra Art, cresciuto negli Stati Uniti, dove il padre era emigrato alla fine del conflitto, in un clima sereno, quello degli anni sessanta, ed il padre, genitore di origine europea, dolce ma segnato dall'esperienza tragica vissuta.
La narrazione parte da un momento relativamente tranquillo della vita di Vladek, quando ancora giovane e spensierato si godeva i piaceri della vita, a Sosnowiec, in Polonia, dove era andato per visitare la sua famiglia.
Qui incontra presto Anja, una giovane ragazza ebrea del paese, e se ne innamora. Nello stesso tempo scoppia la guerra, e nel settembre del 1939 Vladek viene mandato al confine dove viene catturato dalla truppe nemiche. Da questo momento inizia una vita fatta di espedienti, di giornate passate in vari nascondigli, cercando cibo al mercato nero e vendendo e acquistando stoffe senza la tessera, resa un po' meno dura solo dalla notevole ricchezza della sua famiglia.
Dopo avere vagato alla ricerca di nascondigli sempre nuovi e sicuri, Vladek e Anja decidono di tentare di attraversare la frontiera per scampare al pericolo nazista. Traditi dagli stessi uomini che avevano chiesto denaro per farli arrivare in Ungheria, vengono intercettati e mandati entrambi al campo di concentramento di Auschwitz, dove Vladek trascorre un lungo periodo facendo lo stagnaio, poi il calzolaio ed infine quello che chiama lavoro sporco, i lavori pesanti, cercando sempre di aiutare il più possibile Anja.
Lo stile e i personaggi
L'opera è fortemente autobiografica. Spiegelman diventa egli stesso uno dei protagonisti dell'opera: il suo alter ego cartaceo porta il suo stesso nome, Art, ed è un giovane autore che decide di narrare la storia del padre Vladek, un ebreo reduce dei campi di concentramento, per poterla tramandare alle generazioni future, proprio la motivazione che ha spinto Spiegelman a narrare le vicende della propria famiglia.
I personaggi dell'opera sono rappresentati non in forma umana, bensì in quella animale, che caratterizza la loro posizione sociale, secondo una serie di metafore; per esempio, i protagonisti, gli ebrei perseguitati, sono rappresentati da dei topi (Maus in lingua tedesca significa proprio "topo"), e sono contrapposti ai nazisti dipinti come gatti; i francesi diventano rane, i polacchi maiali, gli americani cani e così via.
Spiegelman ha utilizzato un modo abbastanza particolare di affrontare tema trattato, ovvero il fumetto, anche se ama ricordare che il primo a realizzare un'opera a fumetti autobiografica fu un cartoonist di San Francisco, in un fumetto underground sul tema del peccato e della repressione sessuale nella religione cattolica.
Nello stesso libro, all'inizio del 1º capitolo della 2ª parte, Spiegelman esprime direttamente al lettore i suoi dubbi ed i problemi affrontati circa la realizzazione del suo ambizioso progetto, come la paura di non rispettare le tante vittime dell'Olocausto con un'opera forse inadeguata, al di là della difficoltà tecnica della realizzazione.
Ciononostante, il libro ebbe un grandissimo successo, tanto da vincere lo Special Award del Premio Pulitzer. Ottenne un forte apprezzamento di critica e pubblico in tutto il mondo, anche come riconoscimento di un immane lavoro di illustratore e scrittore, attività svolte fin dagli anni settanta.
I personaggi principali
Art Spiegelman: l'autore, nonché il figlio del protagonista;
Vladek Spiegelman: il protagonista, colui che racconta e che ha vissuto il dramma della Shoah;
Anja: madre di Art e moglie di Vladek. Sopravvissuta insieme a quest'ultimo ai campi di concentramento, si suicida nel 1968;
Mala: seconda moglie di Vladek, con cui ha un rapporto tormentato a causa del pessimo carattere dell'uomo. Anche i suoi genitori furono deportati, ma non si salvarono.
Richieu: primogenito di Vladek e Anja, viene ucciso col veleno da Tosha (sorella di Anja). Nel libro viene ritratto raramente, ma è palese la sua presenza costante e l'affetto che provoca;
Françoise: moglie di Art Spiegelman, di origini francesi, si è convertita all'ebraismo.
Art Spiegelman (Stoccolma, 15 febbraio 1948) è un fumettista statunitense.
Spiegelman è codirettore della rivista di fumetti e grafica Raw, di cui è stato uno dei fondatori, ed è tra gli artisti che hanno compilato e illustrato graficamente i lemmi del Futuro dizionario d'America (The Future Dictionary of America, pubblicato da McSweeney's nel 2005).
Ha pubblicato svariati lavori su riviste statunitensi come New York Times, Village Voice e New Yorker. Di quest'ultimo da anni è anche art director. In Italia le sue storie sono pubblicate dal settimanale Internazionale.
Nel 1982 ha ricevuto il Premio Yellow Kid a Lucca comics.
Attualmente insegna alla School of Visual Arts di New York.
Art Spiegelman deve la sua fama principalmente ad un'unica opera, Maus, un romanzo grafico (auto)biografico pubblicato tra il 1973 ed il 1991, dove si narra la storia del padre, Vladek Spiegelman, un ebreo polacco sopravvissuto alla Shoah.
Maus usa la forma di fumetto allegorico (i nazisti sono gatti, gli ebrei topi, gli americani cani, i polacchi maiali, i francesi rane, i russi orsi e gli svedesi renne) per dare corpo all'essenza della narrazione spogliandola degli elementi di identificazione e lasciando l'essenza della dimensione tragica. Di questo romanzo - che nel 1992 gli ha fruttato uno speciale premio Pulitzer - Umberto Eco ha detto: «Maus è una storia splendida; ti prende e non ti lascia più».
Dopo avere visto i suoi lavori pubblicati sulle più autorevoli riviste e anche giornali americani, Spiegelman coltiva ugualmente molti progetti per il futuro, fra i quali un prototipo di rivista-libro da fare uscire annualmente intorno a Natale, con lo scopo che gli adulti la comprino per leggerla ai bambini (quindi il target è localizzato nei bambini in età prescolare). Questa rivista, Little Lit, dovrebbe trattare argomenti seri come politica, economia, cultura, e attualità, ma con un linguaggio comprensibile per i bambini più piccoli e che interessi sia i piccoli ascoltatori che i lettori ormai adulti.
Inoltre sta lavorando ad un'altra opera di carattere teatrale, Drawn to death (un gioco di parole in inglese sul doppio significato di drawn, "disegnato" e "trascinato" fino alla morte), presentata in anteprima in un video di una conferenza svoltasi a Milano. Fra le tante dichiarazioni e interviste rilasciate ai giornali merita una particolare attenzione una dichiarazione fatta al quotidiano Diario (uscito il 29 settembre 2001) riguardo al film di Roberto Benigni vincitore di 3 premi Oscar La vita è bella:
«Benigni è pericoloso ne La vita è bella perché riprende la storia reale per trasformarla in fantasia. Usa la forma della metafora per dire che Auschwitz non è Auschwitz, ma solo un sinonimo di un brutto periodo: è terribile, è una vergogna. Sembra che alla fine l'unica cosa importante sia prendere i brutti periodi con ironia. Anche Maus usa la metafora, ma per aiutare a capire una storia precisa, circostanziata, e poi è una metafora che sfuma nella drammaticità del racconto.»
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