ITALIANO
I fiorentini Campo di Marte si formano al principio del 1971 per opera di Enrico Rosa che all’epoca aveva già fatto parte dei “Senso Unico” (una band che suonava nei Piper e allo Space Electronic di Firenze) e che intanto militava temporaneamente nella “Verde Stagione”. Durante quell’esperienza incontra il batterista Mauro Sarti e una volta usciti dal gruppo, i due musicisti convocano il bassista Paul Richard Ursillo (proveniente dai Black Angels e dai Chewing Gum), il fiatista Alfredo “Carlo” Barducci e l’ex batterista/flautista dei Califfi Carlo Marcovecchio. Forti di una buona attività dal vivo in cui si fanno onore per la loro abilità tecnica, il quintetto viene subito scritturato dalladiscografica statunitense United Artists e chiamato in studio per lavorare sul primo LP. Tuttavia, malgrado fosse già apparsa numerose volte in pubblico (incluso come spalla del Banco del Mutuo Soccorso) ottenendo ottime recensioni, la band non aveva ancora un nome definitivo e fu solo nel ’73 durante le registrazioni dell’album negli “Studi Milano Recording”che grazie a un’idea del direttore della UA in Italia Gian Borasi, venne scelto “Campo di Marte” dal nome di un quartiere di Firenze. Nella testa di Enrico Rosa che compose tutti i brani, il progetto prevedeva una suite a sette movimenti che venne effettivamente composta nel giro di pochi mesi ma che per motivi di marketing, venne registrata e pubblicata solo due anni dopo (con testi modificati dalla produzione) creando non poco sconforto tra i musicisti. Evidentemente, la discografica americana riteneva lo stile di Rosa troppo avveniristico, e non a torto. Tra i solchi dell’album infatti, viene oltrepassato quel genere underground in voga nei primi anni ’70 e anzi, possiamo tranquillamente affermare che per essere il ’71, il sound dei “Campo di Marte” era avanti di almeno due anni. Un vero peccato perchè, con un po’ più di coraggio imprenditoriale e una migliore distribuzione degna di una grande multinazionale, quel trentatrè giri avrebbe potuto entrare da subito nella storia della musica Prog e portare alla band indotti molto più concreti. Enrico Rosa però non se la sentì di essere messo in naftalina per due anni e sciolse il gruppo dopo un provocatorio concerto a Mestre a cui tra l’altro, avevano suonato anche i Colosseum. Un lavoro quindi doppiamente interessante perchè, se consideriamo l’anno di composizione (1971), “Campo di Marte” si proponeva come ponte tra la Psichedelia e il Prog più maturo e, se più realisticamente lo rapportiamo al suo anno di pubblicazione (1973), avrebbe potuto diventare un classico se non fosse stato penalizzato da una distribuzione a dir poco inesistente. Forse solo i testi e il concetto generale “contro ogni guerra”, lo collocavano inesorabilmente in un contesto underground ma, nel complesso, si trattava pur sempre di un tema universale e ancora oggi di grande attualità.
(classikrock.blogspot.com)
ENGLISH
A band from Florence, Campo di Marte were another of those band that despite a good recording deal with a major company (that incidentally was the only effort by United Artists to produce an italian prog group), only released an album and disappeared. The group was formed in 1971 by guitarist Enrico Rosa and drummer/flutist Mauro Sarti, that had previously played with minor groups like Senso Unico and La Verde Stagione, along with american-born bass player Richard Ursillo (named Paul Richard in the LP cover notes as it "sounded less italian"). Keyboardist Alfredo "Carlo" Barducci was a trained french horn player, and the large number of instruments played gave the new group the chance to mix classical inspired rock music with various influences obtaining a rich and varied sound. A fifth member was added with drummer Carlo Felice Marcovecchio, that had previously played with another very popular group from Florence, I Califfi, and the presence of a second drummer left Sarti the freedom to play the flute in many tracks. Good and very varied Album. Each track on this album has a style of its own. It opens with "Primo Tempo" and this is not too far from heavy progressive with it's heavy riffs, but the vocal parts are very lyric and there's also some nice flute in the middle. "Secondo Tempo" is a excellent and relaxed instrumental with flute and some great use of French horn. "Terzo Tempo" is typical Italian prog. "Quarto Tempo" is a instrumental track with some very classical influenced organ, but the track turns into a theme from "Terzo..". Favourite track on the album is "Quinto Tempo". An almost medieval track, and when the mellotron begins...ohh, so good. "Sesto Tempo" is a more rhythmic orientated track with more French horn. "Settimo Tempo" ends the album very well with lots of atmospheric flute relived by more rocking parts.
An amazing, and HIGHLY RECOMMENDED album.
(italianprogrock.com)
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