CARLO GOLDONI
I RUSTEGHI
Andata in scena a Venezia nel 1760, I rusteghi costituisce uno dei vertici assoluti della drammaturgia goldoniana. Come ebbe modo di spiegare Goldoni nelle
Memorie, “rusteghi” sono «uomini di rigida maniera ed insociabili, seguaci degli usi antichi, e nemici terribili delle mode, del divertimento e delle
conversazioni del secolo».Si tratta di esseri burberi e irosi, esempio estremo di come l’uomo borghese, per sua natura attento alle sorti economiche e alla
rispettabilità della famiglia, possa degenerare, divenendo gretto e prepotente.
La vicenda si svolge a Venezia ed ha per protagonisti quattro rusteghi: Lunardo, Canciano, Simone e Maurizio. Quando Lunardo decide di combinare il
matrimonio della figlia Lucietta con Filippetto, figlio di Maurizio, senza che gli sposi vengano avvisati, le donne decidono di ribellarsi. Margarita,
matrigna di Lucietta – aiutata da Felice, moglie di Canciano e Marina, moglie di Simone – all’insaputa dei rusteghi, riesce a far sì che i due giovani
possano, prima delle nozze, almeno incontrarsi.I quattro uomini, saputa la cosa, montano su tutte le furie, ma è Felice, nel corso della splendida scena
finale, a dimostrare quanto assurdo sia il comportamentodei rusteghi; questi, seppure di malavoglia, riconoscono i loro torti e si rassegnano ad accettare la
nuova situazione.Scritta in dialetto veneziano, I rusteghi costituisce uno dei più raffinati punti d’arrivo della riforma goldoniana.Dopo aver tolto dalla
scena le maschere, Goldoni diede vita a unaserie di commedie ciascuna incentrata sullo studio di un carattere. Senza dubbio quello del rustego trova
l’origine più lontana nella commedia antica, ma la maschera di Pantalone, mercante veneziano, padre di famiglia brontolone, uomo misurato sino all’avarizia,
costituisce il precedente più immediato. La peculiarità è aver portato sulla scena, simultaneamente, quattro personaggi, ritratto del medesimo carattere; con
grande abilità a ogni rustego sono conferite sfumature differenti, per cui ciascuno conserva una forte individualità. Ma, oltre a ciò, la commedia si
caratterizza per una analisi psicologica particolarmente attenta, che trova riflesso anche sul piano linguistico, laddove il dialogo brioso e spumeggiante
delle donne si contrappone a quello cupo e iroso degli uomini.
I rusteghi mette in scena lo scontro tra il nuovo e l’antico, tra una concezione di vita rigida e una più moderna, fondata sul dialogo e sulla reciproca
comprensione. E viene affrontato anche il nodo dell’educazione dei figli e del matrimonio, un tempo sottoposti alla tirannica autorità paterna, ora - in
sintonia con le prospettive dell’illuminismo - poggiati sull’amore e sul rispetto. La commedia analizza anche la condizione femminile e la sua nascente
emancipazione, laddove l’uomo rappresenta il passato, e la donna – in un gioco di specchi che si ritrova anche altrove nel teatro goldoniano – l’equilibrio,
la serenità e il progresso.
Carlo Goldoni nasce il 25 febbraio 1707 a Venezia, da Giulio e da Margherita Salviani. A nove anni raggiunge il padre medico, a Perugia e qui inizia gli
studi presso i Gesuiti. Dal ‘23 al ’25 è allievo del Collegio Ghilisieri di Pavia e frequenta la facoltà di Giurisprudenza, ma a causa di una violenta
satira, «Il Colosso», diretta contro le famiglie della nobiltà pavese, è costretto ad abbandonare la città. olte stampato e modificato nel corso degli anni.
Nel ’31, la morte improvvisa del padre lo obbliga a riprendere gli studi interrotti e a laurearsi in legge a Padova. Dopo qualche anno di mediocre pratica
dell’avvocatura e di viaggi in numerose città, si stabilisce a Milano e nel ’34, ha occasione di incontrare il Capocomico Giuseppe Imer, per il quale, negli
anni successivi, scriverà intermezzi comici, tragedie e tragicommedie.
Nel ’36 sposa a Genova Nicoletta Conio.
E’ solo nel ’38 che Goldoni si dedica alla commedia e scrive Momolo Cortesan, in cui la parte del protagonista era scritta quasi per intero, dando così
inizio alla «riforma tecnica» che lo condurrà in seguito ad abbandonare per sempre l’improvvisazione della Commedia dell’Arte.
Nel ’47 conosce Gerolamo Medebach, che a Venezia teneva Compagnia a Sant’Angelo, e si convince a collaborare con lui. In questo periodo nascono: La vedova
scaltra, La putta onorata, Il cavaliere e la dama. Nel ’50 scommette col pubblico di sfornare 16 commedie in un solo anno; promessa che manterrà, dando vita
tra le altre, a: La bottega del caffè, Il bugiardo e Pamela.
Nel ’53 nasce La locandiera, proprio al termine del periodo che lo vede al fianco di Medebach.
Nel periodo successivo assume un impegno di 10 anni con il teatro SanLuca e qui mette in scena alcuni capolavori come Il campiello, I rusteghi, La trilogia
della villeggiatura, Le baruffe chiozzotte.
Alcuni insuccessi e l’ormai irriducibile disputa con Gozzi, convincono il commediografo ad abbandonare Venezia e raggiungere Parigi, invitato dal
Tèâtre-Italien, per il quale però dovrà riprendere a scrivere «a soggetto». Nel novembre del ’71 il Bourru bienfaisant viene rappresentato alla Comédie
Italienne, e suscita l’ammirazione di Voltaire.
Sempre a Parigi scrive, in francese, le sue Memorie, iniziate nell’84 e pubblicate nell’87. Luigi XV gli accorda una modesta pensione annua, che però gli
sarà tolta nel ’92, in piena Rivoluzione.
Muore quasi in miseria a Parigi, nel 1793, il giorno prima della restituzione, da parte dell’Assemblea costituente, della pensione regia.
Usando termini moderni, si potrebbe affermare che Goldoni è un conservatore incline al progressismo. Dotato di cultura non vastissima, ma di ingegno
raffinato e di grande buonsenso e amore per la vita, si connota come letterato investito del compito di traghettare il suo pubblico da un momento storico e
culturale ad un altro, per mezzo, soprattutto, di quella «riforma» che si attua con un graduale abbandono della Commedia dell’Arte. Tale processo di
rinnovamento avviene con la progressiva eliminazione di tutti gli elementi fantastici e inverosimili -le maschere, i lazzi, gli zanni o servi- e
dell’improvvisazione, la quale sarà sostituita da una completa scrittura delle parti degli attori.
La «riforma», aldilà dell’aspetto tecnico, pure fondamentale, si presenta anche come riforma ideologica, infatti i personaggi goldoniani, durante il corso
della sua produzione artistica, diventano sempre più realistici, le storie più verosimili, e la borghesia rappresentata in scena prende il sopravvento –così
come nella vita reale- sulla ormai irrequieta e vacillante aristocrazia. Tale cambiamento storico-politico però, non dobbiamo dimenticarlo, non si realizza
in modo indolore, e la nobiltà veneziana, ormai consapevole della propria decadenza, tenta strenuamente di conservare privilegi e potere. In questa complessa
situazione, Goldoni si vede costretto a trasformare in toscani o napoletani, i nobili che intendeva ridicolizzare, in modo da evitare le reazioni della
censura veneziana.
Interessante altresì, è il ritorno di Goldoni alla «classicità»: egli infatti fa in modo che le sue opere si svolgano nello stesso luogo e nello spazio
temporale di un giorno, e che l’intreccio principale non venga affiancato da altre narrazioni parallele (unità di azione).
Infine, a fianco del rinnovamento tecnico e di quello ideologico, nelle commedie di Goldoni, si realizza anche un cambiamento linguistico, spesso criticato e
discusso: egli infatti passa con gradualità, dal plurilinguismo al monolinguismo, riscrivendo talvolta le sue commedie in «toscano», che però fu considerato
troppo scolastico, convenzionale e non appartenente alla lingua viva.
Molto diverso è invece il suo veneziano, che conosce perfettamente, e che pur risultando come un compromesso tra il linguaggio colto di una parte della
popolazione e quello spontaneo e vivace di un’altra, non perde mai aderenza alla vita reale.
A cura della Redazione Virtuale
Autore: Carlo Goldoni
Titolo: I Rusteghi
Anno: 1760
lingua: Italiano Genere: Commedia Teatrale
Numero di pagine: 51
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: I Rusteghi
AUTORE: Goldoni, Carlo
NOTE:
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: Opere di Carlo Goldoni,
Ugo Mursia editore 1969
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 8 aprile 1997
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Claudio Paganelli, [email protected] REVISIONE:
Claudio Paganelli, [email protected]
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