Titolo Album: Blackstar Artista: David Bowie Data di pubblicazione: 08/01/2016 Durata: 40 minuti e 49 secondi Genere: Rock Dischi: 1 Tracce: 7 Produttore: David Bowie, Tony Visconti Etichetta: ISO Records, su licenza della Columbia Records, Divisione di Sony Music Entertainment
01 - Blackstar 09:57
02 - 'Tis a Pity She Was a Whore 04:52
03 - Lazarus 06:22
04 - Sue (Or in a Season of Crime) 04:40
05 - Girl Loves Me 04:51
06 - Dollar Days 04:44
07 - I Can't Give Everything Away 05:47
David Jones - nato l'8 gennaio 1947 a Brixton, Londra - incide il primo disco nel 1964. La popolarità arriva col singolo "Space oddity" del 1969, brillante canzone di fantascienza dall'arrangiamento vagamente psichedelico. L'anno del trionfo è il 1972, quello del celebre ZIGGY STARDUST - album popolato da brani evergreen come "Rock'n'roll suicide", "Starman", "Suffragette city", "Five years" – che raggiunge il quinto posto in Gran Bretagna. ALADDIN SANE, uscito nell’aprile del 1973, è un disco di transizione, seppur avvalorato da canzoni quali "Panic in Detroit", "The Jean genie" e la splendida "Time". Dello stesso anno è pure PIN-UPS, album di cover.
Il maggio del 1974 segna la svolta dell’epico DIAMOND DOGS, album futuribile e decadente punteggiato da apocalittiche visioni post-nucleari. Memorabili la title-track, "Rebel rebel", "Rock'n'roll with me" e "1984". Dopo DAVID LIVE, l’anno successivo viene pubblicato YOUNG AMERICANS, che rappresenta il culmine dell’ossessione verso il soul e che contiene “Fame”- singolo scritto assieme a John Lennon e Alomar – prima hit nella top ten americana. Del gennaio 1977 è invece LOW, realizzato a Berlino con la collaborazione di Brian Eno.
Il successivo HEROES, giocato sulle stesse atmosfere ma meno claustrofobico, si rivela ancora una volta un grande successo. Sul finire del 1979, Bowie e Eno registrano LODGER, lavoro supportato da alcuni videoclip particolarmente innovativi come "DJ," "Fashion," "Ashes to Ashes" che diventano esempi di punta sul neonato canale musicale MTV. SCARY MONSTERS è l’ultimo album dell’artista per la RCA e viene realizzato nel suo periodo più innovativo.
Dopo alcune partecipazioni cinematografiche e qualche show a Broadway, Bowie ritorna in studio nel 1981 per la sua collaborazione con i Queen nella canzone “Under Pressure” e per il tema musicale del remake del film “Cat People”. Nel 1983 firma un contratto miliardario con la EMI Records e realizza LET’S DANCE, che diventa il suo album di maggior successo anche grazie allo style innovativo dei video per “Let’s dance” e “China Girl", entrambe canzoni che entrano nella Top Ten.
Seguono anni difficili, segnati da alcuni lavori poco apprezzati soprattutto dalla critica. Il 1989 è l’anno della risalita con la pubblicazione di SOUND+VISION, una box set compilation contenente alcuni dei più grandi successi dell’artista sia nella versione originale, sia in quella live. A questo progetto subentra quello che probabilmente è il peggior risultato nella carriera di Bowie, ovvero il gruppo Tin Machine, con il quale realizza tre album – due in studio e uno live – che nonostante le premesse non danno il risultato sperato.
Nel 1993 Bowie si dedica nuovamente alla propria carriera solista. Esce il sofisticato BLACK TIE WHITE NOISE, che purtroppo subisce una sorte sfortunata perché la casa discografica con cui viene realizzato – la Savage – dichiara bancarotta subito dopo la pubblicazione e del disco non si ha più traccia. Il 1995 è l’anno della reunion con Brian Eno: la collaborazione tra i due porta alla realizzazione di OUTSIDE, indicato dalla critica come un ritorno alle origini rock di Bowie. L’artista supporta infatti anche i Nine Inch Nails in tour nel tentativo – purtroppo fallito - di conquistare un pubblico alternativo.
L’eclettico artista torna nuovamente in studio nel 1996 ed esce con EARTHLING, album molto influenzato dal genere techno e dal drum’n’bass. Di tre anni più tardi è HOURS. Nel 2002 viene pubblicato HEATHEN in cui Bowie ritrova la collaborazione con il vecchio produttore Tony Visconti, che realizza il successivo REALITY, che esce nel settembre 2003.
David Bowie torna sul mercato discografico nel 2006 dopo alcuni problemi di salute - un'operazione per un angioplastica che lo aveva costretto a interrompere il tour del 2004. Si tratta però non di un nuovo disco, ma di un EP intitolato "David Bowie-Serious moonlight", che contiene i pezzi "Space oddity", "China girl", "Breaking glass" e di "Young Americans", che accompagna un omonimo DVD, testimonianza del tour del 1983.
Mentre tutti lo davano per ritarato, l'8 gennaio del 2013 - il giorno del suo 66simo compleanno - arriva a sopresa l'annuncio del ritorno: un nuovo singolo, "Where are we now?" e un nuovo album, THE NEXT DAY, prodotto da Tony Visconti, pubblicato il 12 marzo. Nessuna esibizione pubblica a supporto, ma il ritorno è reale: dopo un'edizione deluxe del disco con inediti, a fine 2015 viene annunciato un nuovo album, BLACKSTAR, in uscita ad inizio 2016 e anticipato da un singolo - la title track - un brano sperimentale di quasi 10 minuti accompagnato da un video fantascientifico.
Discografia essenziale: 1969 - David Bowie
1970 - The man who sold the world
1971 - Hunky dory
1972 - The rise and fall of Ziggy stardust and the spiders from Mars
1973 - Aladdin Sane
1973 - Pin-ups
1974 - Diamond dogs
1974 - David live
1975 - Young americans
1976 - Station to station
1976 - Changes one Bowie
1977 - Low
1977 - Heroes
1978 - Stage
1979 - Lodgere
1980 - Scary monsters
1981 - Changes two Bowie
1982 - Bowie rare
1982 - Bertold Brecht's baal
1983 - Ziggy stardust The motion picture
1983 - Let's dance
1984 - Tonight
1987 - Never let me down
1989 - Tin machine
1990 - ChangesBowie
1991 - Tin machine II
1992 - Tin machine LIve-oy vey, Baby
1993 - Black Tie white noise
1993 - Singles (1969/1993)
1995 - The Buddah of Suburbia
1995 - Outside
1997 - Earthling
1999 - Hours
1999 - Ziggy & THe Spiders:CLeveland music hall (live)
2001 - All Saints
2002 - Heathen
2003 - Reality
2005 - Serious moonlight:live
2013 - The next day
2016 - Blackstar
Sito ufficiale di David Bowie : http://www.davidbowie.com/[b]
[b] “Per tutta la vita ho tentato insistentemente di fare del mio meglio con ciò che avevo”, recita l'incipit di una sua canzone di qualche anno fa, una canzone sul sentirsi sempre fuori luogo e fuori dal tempo. Difficile dire se il nuovo album sia davvero l'espressione migliore di quello che è David Bowie oggi. Di sicuro è un disco fuori dal tempo e da qualsiasi più comune logica commerciale. A cominciare dal singolo omonimo, scritto per la serie televisiva “The Last Panthers”: una suite lunga dieci minuti che fonde due composizioni distinte e che sembra riprendere, col suo incedere alla Scott Walker, i toni apocalittici e spettrali di “Heat”, il brano conclusivo di “The next day”, quello del mantra “and I tell myself, I don't know who I am”. Con una sostanziale novità però: il ricorso a un linguaggio musicale che, in buona parte, trova nell'energia dissonante del jazz sperimentale il proprio nucleo propulsivo.
Infatti, sebbene alla co-produzione ci sia ancora una volta lo storico sodale Tony Visconti, a tradurre in suoni gli spartiti rock di “?” è un manipolo di affiatati musicisti avant-jazz (e “post-bop”) guidati dal talentuoso sassofonista californiano Donny McCaslin. Assoli, improvvisazioni e virtuosismi di quest'ultimo puntellano l'intero album, accompagnati dalle evoluzioni elettriche di Ben Monder (chitarre), Tim Lefebvre (basso) e Jason Lindner (tastiere), ma soprattutto dalle invenzioni ritmiche del giovane batterista Mark Guiliana, un fan della musica elettronica di Squarepusher, Aphex Twin e Photek. L'impronta stilistica della nuova band, a cui si è aggiunto James Murphy alias LCD Soundsystem (alle percussioni solo in un paio di brani), è profonda. Dona all'intero lavoro una compiutezza e omogeneità che “The next day”, tanto per citare il disco più recente del Duca Bianco, non aveva. Ma soprattutto, per 41 minuti, proietta Bowie in una dimensione sonora decisamente inedita.
Sono sette le nuove canzoni (quasi eguagliato il primato di brevità di “Station to Station” che ne annovera sei, per un totale di 38 minuti...), due delle quali erano state già pubblicate lo scorso anno, ma sotto altre spoglie. Nelle mani di McCaslin e compagni, infatti, il singolo “Sue (Or in a season of crime)”, ibrido drum'n'bass presente nella raccolta “Nothing has changed”, e la sua cupa B-side “'Tis a pity she was a whore” (titolo mutuato dall'opera teatrale di John Ford sul tema dell'incesto che debuttava a Londra nel lontanissimo 1629) diventano fragorose cavalcate elettriche al servizio della voce melodrammatica di Bowie. Fanno da contraltare a “Lazarus”, la canzone che dà il titolo al musical di David Bowie e Enda Walsh (sequel de “L'uomo che cadde sulla Terra”) che ha debuttato con successo lo scorso 7 dicembre al New York Theatre Workshop. Ipnotica e oscura come fosse una “Slip away” (l’eterea ballatona di “Heathen”) dedicata agli adepti di Joy Division, The Cure e Tuxedomoon, “Lazarus” ha una struttura rock più tradizionale e presenta tutti gli ingredienti del Bowie più classico: sontuosa interpretazione vocale, testo visionario a tema “soprannaturale” (“Look up here, I'm in heaven/I’ve got scars that can’t be seen”), grandi arrangiamenti elettrici e un sax memorabile. In “Girl loves me”, invece, a salire in cattedra è il batterista Guiliana. Il suo veemente drumming sincopato incornicia un testo particolarmente criptico, costruito da Bowie utilizzando il vocabolario del Nadsat, lo slang anglo-russo inventato da Anthony Burgess per “Arancia Meccanica”. A seguire c'è “Dollar Days”, ballad dolceamara scandita dalla chitarra di Monder e trascinata dal sax tenore di McCaslin. E' il preludio al gran finale che arriva con “I can't give everything away” (titolo autobiografico?), sei minuti di epiche aperture orchestrali e fughe chitarristiche, con Bowie che sfoggia il suo inconfondibile vibrato mentre, sullo sfondo, un'armonica solitaria riaccende il ricordo di antiche avventure berlinesi.
Ambizioso e spiazzante, “?” riserva continue sorprese dall'inizio alla fine. E' un disco relativamente ostico che cresce ascolto dopo ascolto e, intanto, si ritaglia un posto di rilievo fra gli album più coraggiosi del re dei trasformisti: impresa ragguardevole, per un artista giunto al traguardo delle 69 primavere.
Code:
Generale
Nome completo : David Bowie - Black Star (2016) [MT]\01 - Blackstar.mp3
Formato : MPEG Audio
Dimensione : 23,0MiB
Durata : 10min
Modo bitrate generale : Costante
Bitrate totale : 320 Kbps
Album : BlackStar
Album/Ordinato per : Blackstar
Traccia : Blackstar
Traccia/Posizione : 01
Esecutore : David Bowie
Esecutore/Ordinato per : David Bowie / David Bowie
Genere : Rock
Data registrazione : 2016
Compressore : LAME3.97
Copertina : Yes
Tipo di copertina : Cover (front)
Copertina MIME : image/jpg
Audio
Formato : MPEG Audio
Versione formato : Version 1
Profilo formato : Layer 3
Modo : Joint stereo
Estensione modo : MS Stereo
Durata : 10min
Modalità bitrate : Costante
Bitrate : 320 Kbps
Canali : 2 canali
Frequenza campionamento : 44,1 KHz
Modo compressione : Con perdita
Dimensione della traccia : 23,0MiB (100%)
Compressore : LAME3.97
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