MARTA MESZAROS
LA SETTIMA STANZA
La settima stanza
Un film di Márta Mészáros. Con Adriana Asti, Jan Nowicki, Elide Melli, Maia Morgenstern, Jerzy Radziwilowicz. Genere Biografico, colore 110 minuti. - Produzione Italia, Francia, Polonia, Ungheria 1995.
SINOSSI
A Breslavia nel 1922, la brillante allieva del filosofo Husserl, la docente di filosofia Edith
Stein, appena battezzata con il nome di Theresia Hedwig, deve affrontare le rimostranze della
madre Auguste, che l'accusa di aver tradito la religione ebraica. Agli inizi degli anni '30,
durante una conferenza a Munster, viene attaccata dal professore Franz Heller, ex collega di
studi e innamorato respinto, che l'accusa di opportunismo. Intanto il nazismo dilaga ed Edith
viene sospesa dall'insegnamento. Heller, entrato nelle file naziste. Dopo la tragica "Notte dei
cristalli", nel 1938 Edith e Rosa si trasferiscono in Olanda, ma l'espansione nazista fa sì che
le due donne vengano arrestate e caricate su un vagone, dove si prodigano per consolare i
bambini deportati.
RECENSIONE
"La settima stanza" di Márta Mészáros è stato presentato alla Mostra di Venezia nel 1995 tra le
Iniziative Speciali in occasione della Conferenza Mondiale della Donna a Pechino.
La regista, nata e vissuta nel comunismo più ortodosso, libera quindi da complicazioni
confessionali dopo tante figure femminili di cui si è occupata con amore e attenzione, punta il
suo occhio su una donna nostra contemporanea, morta neanche cinquantenne nel campo di
concentramento di Auschwitz e beatificata nel 1987 da Giovanni Paolo II.
Una Santa, dunque! Forse, ma meglio è stata una donna che ha vissuto per cercare la sua verità,
individuata al punto più alto nella tentata unione con Dio. La regista in una intervista dice:
"Ciò che mi ha affascinato di Edith Stein è la sua completezza. Era una donna forte, colta,
femminile. Una donna a molte dimensioni. Molto religiosa, ma anche amante degli uomini, della
famiglia, degli amici...Inoltre la sua conversione è un esempio per tutti perché pur
abbracciando una religione di e con una cultura diversa non ha mai tradito la sua origine e il
suo popolo (gli ebrei) né la sua patria (la Germania). Un grande esempio di libertà e tolleranza
per tutti, anche per il mondo ebreo. Una donna così piena di temperamento, che ha attraversato
tutte le fasi più difficili del suo tempo per trovare sé stessa, con una determinazione
incredibile... " da non poterla dimenticare, ma da far nascere un desiderio di ricerca, e dal
lontano 1989, quando la Mészáros ne lesse per la prima volta su un giornale polacco, si preparò,
lavorò per la realizzazione di un film su di lei.
Edith Stein, nacque a Breslavia il 12 ottobre 1891. Ebrea, orfana di padre ricevette dalla madre
la più rigida educazione ebraica. All'Università di Gottinga studiò filosofia con Husserl
subendone una profonda influenza. Si laureò in filosofia a Friburgo nel 1916 diventando poco
dopo assistente del suo maestro, una delle poche donne a salire in cattedra come docente di
filosofia. Curiosa e affamata di verità, leggendo Max Scheler entrò per la prima volta in
contatto con il cristianesimo che fu per lei La Scoperta ampia come una voragine. Ma è con la
lettura degli scritti di Santa Teresa D'Avila che troverà l'approdo nella conversione al
cattolicesimo. Ricevette il battesimo nel 1922 e fino al 1931 volle ritirarsi nel convento delle
domenicane Santa Magdalena di Speyer insegnando lettere e filosofia al Liceo del convento.
Certamente molto conosciuta nell'ambiente colto degli anni '20 per i suoi saggi filosofici e di
morale (si occupò anche del posto della donna nella società moderna), nel 1932 venne chiamata
all'Istituto Germanico di Pedagogia Scientifica di Munster come docente. Ma tutto si fermò
bruscamente con l'inizio della persecuzione agli ebrei (1933). Ormai i tempi si facevano
difficili: in una società sempre più estranea e brutale, il suo desiderio di un incontro totale
con Dio le fa scegliere la via dei voti in un convento di clausura strettissima: il Carmelo di
Colonia.
A questo punto temporale e spaziale inizia la storia cinematografica di Márta Mészáros, una
storia che copre l'arco di un decennio, gli anni più poveri di eventi esterni nella vita di
Edith Stein ma più ricchi per il suo cammino spirituale e gli anni che segnano l'avvio al pieno
potere del nazismo in Germania.
La macchina da presa parte e si muove in un continuo di ambienti chiusi fuggendo da tali
prigioni con sguardi dalle finestre aperte per ricordare delle partenze: la stazione, i treni
carichi di ebrei, il campo di concentramento di Auschwitz. Ambienti presentati, dove questa
donna, definita dagli uomini del suo tempo che la amarono anche molto, presuntuosa e ambiziosa
intellettualmente, ha vissuto le svolte della propria esistenza nel "pieno diritto di
autodeterminazione come proprietà inalienabile dell'anima, mistero della libertà personale,
davanti al quale Dio stesso si arresta!" Con queste parole spiega alla madre il suo desiderio di
entrare in convento, che sbigottita, respinge con indignazione il tradimento della figlia nel
voler prendere i voti, sentendone un vero e proprio oltraggio. Il rapporto madre e figlia
percorre tutto il film, amore materno e amore filiale che non riescono a trovare l'incontro.
Proprio puntando sulla madre, la regista offre quelle annotazioni che, senza l'uso di stacchi o
flash-back, ci rendono partecipi pienamente dell'ambiente familiare ebraico di una famiglia
medio borghese tedesca. L'attenzione che ci rende partecipi è pregna di un amore costante e di
un riferimento a una radicata genealogia femminile: la regista dopo essersi soffermata sulla
figura materna, scivola su quella delle sorelle, ognuna con reazioni diverse, che in comune
hanno certo l'amore e il riferirsi ancora alla loro Edith, ma nel concreto manifestano
trincerandosi nella paura, disprezzo. Solo Rosa, la sorella che si prenderà cura della madre
prima e della stessa Edith poi, non si esprime, tace, guarda e si pone in attesa. Il legame che
fa prendere a Rosa la sorella diversa, Edith, come riferimento della propria vita, per non
abbandonarla e non sentirsi abbandonata, la porterà ad abbracciarne la stessa esistenza
accettando di diventare portinaia nel convento di Colonia e a condividerne successivamente il
destino di morte .
Degne di una grande regista sono le immagini che esplorano il convento tutto al femminile, il
chiuso di esistenze che si aprono solo nella ricerca di Dio ma che devono confrontarsi con la
quotidianità, le reazioni naturali che devono essere represse e controllate dall'amore delle più
anziane, quel aleggiare sempre di luce proveniente da finestre o fessure poste in alto, o da
porte che si aprono e subito si chiudono. E "la settima stanza" (lo stadio finale tracciato da
Santa Teresa D'Avila, l'ultimo che porta diritto verso la conoscenza suprema) luogo simbolico
tanto agognato, cercato, desiderato con una passione umana oltre l'umano, sarà da Edith spiegata
a una conversa la sera prima del giorno culminante dei voti, la quale, fiduciosa chiede aiuto
nella confusione e paura al momento della grande scelta. E come una parabola la costruzione di
Santa Teresa viene esposta da Edith che con amore e disponibilità saprà mostrare e far
intravedere alla giovane donna, che non sarà mai suora, la strada da intraprendere, finalmente
chiara, scoperta per la sua vita umana, dove il desiderio forte di maternità troverà
legittimazione e sostegno da parte di un'altra donna.
Così dalla immagini della gioia "mondana" della cerimonia dei voti, si ritorna alla tragedia: i
tempi ormai non perdonano nulla, Edith dovrà pagare per scoprire cosa si cela dentro la settima
stanza.
La scena finale, impareggiabile nella sua essenzialità, squarcia l'oscurità, gli occhi sbattono,
le pupille, che colpite dal bagliore del bianco, a fatica rintracciano i contorni dell'immagine:
Edith che rende il suo corpo nudo, piegato a forma fetale, alla madre, in un ultimo grande
abbraccio materno ma anche filiale, certo d'amore.
SCREENSHOTS
SCHEDA TECNICA
AVInaptic Report!
========================================
[ Info sul file ]
Nome: La Settima Stanza.avi
Data: 23/03/2008 12:24:24
Dimensione: 1,398,552,576 bytes (1333.764 MB)
[ Info generiche ]
Durata: 01:47:55 (6475 s)
Tipo di contenitore: AVI OpenDML
Streams totali: 2
Tipo stream n. 0: video
Tipo stream n. 1: audio
Audio streams: 1
ISFT: VirtualDubMod 1.5.4.1 (build 2178/release)
JUNK: VirtualDubMod build 2178/release
[ Dati rilevanti ]
Risoluzione: MOLTO ALTA (720 x 416)
Larghezza: multipla di 16 (BENE)
Altezza: multipla di 32 (BENE)
Qualità DRF medio: ALTA (1.801612)
Qualità deviazione standard: ALTA (0.400779)
Media pesata dev. std.: ALTA (0.399482)
[ Traccia video ]
FourCC: divx/DX50
Risoluzione: 720 x 416
Frame aspect ratio: 45:26 = 1.730769
Pixel aspect ratio: 1:1 = 1
Display aspect ratio: 45:26 = 1.730769
Framerate: 25 fps
Frames totali: 161875
Stream size: 1,237,556,782 bytes
Bitrate: 1529.027684 kbps
[ Traccia audio ]
Audio tag: 0x2000 (AC3)
Bitrate (contenitore): 192 kbps CBR
Canali (contenitore): 2
Frequenza (contenitore): 48000 Hz
[ Analisi DRF ]
DRF medio: 1.801612
Deviazione standard: 0.400779
DRF max: 4
Rapporto generato da AVInaptic (18-11-2007) in data 25 mar 2008, h 14:32:30
NOTE:
Traccia audio ITALIANO AC3
Sottotitoli NESSUNO
Cover: Assente
[color=red]TNTVILLAGE.SCAMBIOETICO.ORG |