La pazienza del ragno
di Andrea Camilleri
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• Titolo: La pazienza del ragno
• Autore: Camilleri Andrea
• Editore: Sellerio Editore-Palermo
• Collana: La memoria
• Data di Pubblicazione:2004
• Genere: Romanzo
• Sottogenere: Giallo
La pazienza del ragno è un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2004, dalla casa editrice Sellerio Editore
«Stavo scrivendo un racconto, intitolato, appunto, "La pazienza del ragno", che si attaccava esattamente nel momento in cui Montalbano veniva ricoverato in ospedale, nel "Giro di boa". Questo racconto cominciava a starmi stretto, e allora lo portai a termine come romanzo. Non ci saranno cadaveri, annuncio, ma ci sarà la continuazione della crisi di Montalbano». (Andrea Camilleri, da un'intervista a La Repubblica (ed. di Palermo) del 6.4.2004)
Un romanzo che è un giallo ma dove non ci sono assassini e vittime se non personaggi assassini e vittime essi di se stessi.
Dal romanzo è stato tratto un film TV, trasmesso dalla RAI nel 2006 con protagonista Luca Zingaretti nella parte di Salvo Montalbano.
È un Montalbano convalescente ma ancora ferito nel corpo e nell'animo quello che Livia, la sua perenne fidanzata, sta assistendo amorosamente.
Egli vorrebbe che questa sua profonda melanconia sia dovuta alla esperienza del ricovero in ospedale durante il quale, più che della ferita, ha avuto paura che gli venisse accertato di aver subito, nel corso della sua precedente indagine, un serio infarto, che invece si rivelerà essere stato inesistente.
Dentro di sè sa che invece tutto va riportato al sentimento di una vecchiaia che avanza.
Sembra essere giunto per lui il momento dei consuntivi di una vita spesa al servizio di una Giustizia in cui comincia a non credere più.
Nella sua infermità fisica e morale si rende conto che quei criminali che egli ha così ben contribuito a far arrestare, in fondo sono povere vittime anch'esse di una disgraziata umanità. È questo che gli ha rimproverato Livia, che lo conosce bene, di aver deciso lui se chi aveva trasgredito la legge andasse perseguito o meno, di essersi sostituito al giudice assolvendo chi andava punito secondo la giustizia dello Stato.
La sua valvola di salvezza ora per uscire dai pensieri tinti (neri) è dedicarsi al suo lavoro. L'occasione gli si presenta quando, ancora in convalescenza in casa, gli arriva la solita telefonata di Catarella, il piantone al centralino del commissariato, che lo avverte, nel suo modo strampalato di esprimersi, che è stato sequestrato un motorino. Montalbano non capisce perché lo disturbino per una sciocchezza del genere ma chiamando al cellulare l'ispettore Fazio questi gli chiarisce che non è il motorino ad essere stato sequestrato ma la ragazza che lo guidava, una bella studentessa universitaria di Vigàta, Susanna Mistretta. Il padre della ragazza ha subito denunciato il rapimento che invece non convince Montalbano.
Arrivano alla casa della famiglia della rapita telefonate anonime e una foto della ragazza sequestrata ma il commissario sente che la realtà è diversa. Proprio dall'analisi della foto Montalbano troverà il filo della tela del ragno che è stata intessuta con pazienza e crudeltà.
La pazienza del ragno esce il 30 settembre 2004 nelle librerie e schizza ai primi posti nelle classifiche di vendita.
Il libro fa ritrovare al lettore Montalbano esattamente dove lo aveva lasciato: in convalescenza dopo la ferita d’arma da fuoco ricevuta al termine de Il giro di boa. Camilleri decide di mostrare l’evoluzione del commissario, che prosegue verso la riflessione e l’introspezione. Come nell’ultimo romanzo, Montalbano si trova sempre più spesso a meditare su se stesso, sulla sua vita, sul suo futuro. Il burbero commissario arriva più volte persino a commuoversi. Insomma viene presentato un personaggio più umano, più fragile ed impaurito.
Anche le situazioni in cui il protagonista si trova ad agire non sono quelle in cui è abituato a vederlo il lettore affezionato.
Da Vigata scompare una ragazza, pare si tratti di rapimento, Montalbano è richiamato in servizio, ma non si trova a dirigere le indagini, bensì solo a coadiuvare un collega, incaricato dal Questore di indagare. Quindi si vede un Montalbano più calato nella sua vita privata, anche perché, accanto a lui, c’è Livia, venuta a Vigata per stargli vicino durante la convalescenza. Per la prima volta si vede il commissario condividere il quotidiano con la fidanzata, confrontarsi ogni giorno, mettere in comune. E così, mentre Livia è un personaggio che ha un ruolo importante nel libro, passano in secondo piano altre figure conosciute e in precedenza sempre presenti. La grande pecca del libro è, forse, proprio questa: Fazio, Augello, Adelina sono ridotti a semplici comparse.
Il risultato è quello di un’opera originale, appassionante, di piacevole lettura, anche se ricca di atmosfere, forse più cupe rispetto alle precedenti. Sebbene nel romanzo non si tratti di fatti di sangue, la morte vi aleggia come un presagio, legata a quella che potrà essere la sorte della ragazza rapita. Vengono meno molte delle scene quasi comiche in cui Montalbano “fa teatro” col Questore o chiacchiera con Catarella, per fare degli esempi.
Il ritmo comunque non manca, la trama coinvolge e alla fine Montalbano arriverà alla vera soluzione del caso.
Incipit:
“”Può un omo, arrivato oramà alla fine della sò carriera, arribbillarsi a uno stato di cose che ha contribuito a mantiniri?”. Il commissario Montalbano sente il peso degli anni. E della solitudine. [...] “La pazienza del ragno” è un giallo anomalo. Senza “delitto “ e spargimenti di sangue. A meno che delitto cruento non venga considerato lo splendore di vite costrette a consumarsi e a sprecarsi nell’odio. Nell’attesa di una catarsi che [...] metta in calma le coscienze e le riposizioni nel gioco delle parti: dopo che l’agitazione “teatrale” della “ragnatela”, pazientemente tessuta dall’odio, ha esaurito la funzione strategica di “menzogna” che sulla scena ha portato, irretendolo, il vero colpevole”.
Una citazione dal libro:
“Curri come un dispirato verso Marinella, arrivò alla casa, fermò, scinnì ma non trasì dintra, si mise a curriri verso la ripa di mari, si spogliò, lasciò che per tanticchia l’aria fridda della notte gli agghiazzasse la pelle e doppo principiò ad avanzare dintra all’acqua lentamente. A ogni passo il gelo lo tagliava con cento lame, ma aviva bisogno di puliziarisi pelle, carni, ossa e ancora più dintra, fino a dintra all’arma.
Po’ pigliò a natare. Dette una decina di bracciate, ma una mano munita di pugnali tutto ‘nzemmula dovette emergere dal nìvuro delle acque e colpirlo nello stesso ‘ntifico posto della ferita. Almeno accussì gli parse, tanto improviso e violento fu il duluri. Partì dalla ferita e si diffuse in tutto il corpo, insostenibile, apparalizzante. Il braccio mancino gli si bloccò, arriniscì a stento a girarsi panza all’aria e a fare il morto. O stava morendo pi davero? No, oramà oscuramente lo sapiva che il so destino non era quello della morte per acqua.
A lento a lento potè cataminarsi.”
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