Titolo:Menorah
Autore: Buticchi Marco
Anno:2009 (12 ediz.)
Pagine: 376 Editore:TEA
Collana: Teadue
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Prima pubblicazione: 1998 Copyright 1998 - Editrice Longanesi
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Il mito della Menorah ricorre nella tradizione leggendaria ebraica come il Graal in quella cristiana, ma con un'accezione ancor più mistica e simbolica. Candelabro a sette braccia, interamente d'oro, razziato dal tempio di Gerusalemme nel primo secolo d.C., è l'emblema stesso della religione ebraica, è l'immagine che rappresenta il destino di un popolo, un oggetto dalla storia travagliata come quella della gente che lo ama. Una delle leggende, detto per inciso, lo vorrebbe gettato nelle acque del Tevere e lì rimasto da secoli, altre lo immaginano perso per sempre.
Qui l'autore segue una traccia e mette in moto una "caccia al tesoro" scatenata dal ritrovamento di un libretto scritto da un pittore veneziano, Antonio Fedeli, vissuto a Parigi durante la Rivoluzione Francese, dove sono indicate alcune coordinate per il ritrovamento del prezioso candelabro. La lettura del libretto, fatta da una giovane donna americana, Laura Joanson, una scrittrice impegnata in avvenimenti internazionali di rilievo, si intreccia con le vicende complesse dello spionaggio. Parallelamente si legge lo svolgersi degli intricati fatti contemporanei e l'altrettanto complessa storia svoltasi nel Settecento e che di quei fatti è preludio. Brevi flash tra Miami, Gerusalemme, Londra, Parigi... e la Venezia di fine Settecento in cui Fedeli narra le sue avventure, le sue amicizie, la vita mondana e i misteri di cui è venuto a conoscenza, assieme al mistico tibetano Namling, suo assistente, che prosegue nel racconto delle vicende quando Fedeli termina di scrivere il suo diario.
Entrano a far parte della storia la Guerra del Golfo, due cosmonauti americani e la stazione orbitante Mir, satelliti spia, il Mossad, grandi alberghi internazionali, da Portofino a Gerusalemme, un panfilo dal nome evocatore di "Rosa del deserto", un cadavere ritrovato ai margini del Tamigi, un parroco francese di campagna, il tesoro di Re Salomone, la mafia, una misteriosa cripta, l'autodromo di Monza, il capodanno ebraico, le catacombe di Parigi, Internet, un rapimento, le campagne del Piemonte, la costa adriatica, un monastero, un vascello mercantile in rotta verso l'Africa, una Mercedes speronata a Parigi che si schianta contro il guard-rail, il Tibet... Passato e presente strettamente intrecciati in una vicenda complessa e ricca di colpi di scena, sino al travolgente finale.
Incipit:
Iraq meridionale. Bassora. 1991
Il generale al-Gudhaf, comandante la 7° brigata meccanizzata dell'esercito iracheno, scuoteva la testa con espressione rassegnata. Sembrava quasi che i Marines agissero con circospezione, nonostante la loro straripante superiorità. Come se indugiassero prima di avanzare, e volessero accertarsi di aver ridotto all'impotenza il nemico con il lancio di razzi guidati e gli attacchi aerei. Mentre all'inizio, in quel torrido mattino d'agosto, tutto era sembrato così facile. In poche ore avevano preso Kuwait City e le sue enormi ricchezze.
Al-Gudhaf chiuse il suo tesoro in un sacco militare. Razziati cinque milioni di sterline in Buoni del Tesoro britannici e una quantità ancora imprecisata di azioni al portatore della Kuwait Petroleum Corporation, mentre, nei sotterranei della Bank of Emirates, l'acciaio della cassetta di sicurezza scottava ancora per lo scasso con la lancia termica.
Dopo un attimo di esitazione ripose nel sacco anche il libro antico. Sapeva che le azioni al portatore e i loan britannici assommavano a dieci milioni di dollari. Non gli era invece per nulla chiaro quale uso avrebbe potuto fare di quel libriccino rilegato in pelle e scritto a mano. Ma tra la copertina e la prima pagina aveva visto il certificato di autenticità della famosa casa d'aste Christie's. E il fatto di averlo trovato chiuso in una cassetta di sicurezza doveva pur significare qualcosa.
Tutto attorno regnava il caos: centinaia di automezzi civili, requisiti dall'esercito in fuga, rombavano tra le nuvole di polvere bruna muovendosi disordinatamente, urtandosi, facendo ululare sirene e clacson.
Il generale era quasi al centro della carovana, seduto sul sedile posteriore di una Dodge 1986 dotata di doppio impianto di condizionamento. Il viaggio verso Baghdad era lungo, e avevano il nemico alle costole.
Torna Marco Buticchi con gli stessi protagonisti e una trascinante vicenda Alla ricerca della "menorah" perduta Il Mossad e il '700: suspense e avventura attraverso epoche e citta' diverse Il suo primo romanzo, Le pietre della luna, ha venduto 130.000 copie. Mica male per l'asfittico mercato della narrativa italiana. Oggi, Marco Buticchi, spezzino, noto anche per essere figlio dell'ex presidente del Milan, Albino, ci riprova con Menorah, una sorta di proseguimento ideale della prima storia. Riappaiono in gran forma gli stessi protagonisti: la bellissima Laura Joanson, romanziera e ricercatrice appassionata di cimeli antichi; il suo compagno Kevin Dimarzio, colonnello Usa; Oswald Breil, il capo del Mossad, un omino piccolo piccolo ma di grande sagacia; e la giovane studiosa Sara Terracini, loro amica e alleata. L'avventura: la caccia alla reliquia piu' preziosa del mondo, la menorah, il candeliere ebraico a sette bracci, d'oro massiccio e di valore inestimabile, trafugato dai Romani all'epoca di Tito dal Tempio di Gerusalemme. E scomparso nel nulla. Il cattivo, anzi, supercattivo della vicenda, e' il crudele Hytham Fasatne, faccendiere libanese ultramiliardario. Il cui figlio, che combinazione, muore assieme alla fidanzata, Margaretha, una nobile prussiana d'alto lignaggio, a Parigi, in un incidente di macchina provocato da un'imboscata del Mossad. Mentre al filo principale del racconto si riallaccia, con felice esito narrativo, allargando gli orizzonti della trama, la vicenda parallela della ricerca dello stesso candeliere, intrapresa nel periodo della Rivoluzione Francese, dal pittore veneziano Antonio Fedeli. Che ha lasciato un prezioso diario, rispuntato dal tempo... Impossibile e pregiudizievole per la curiosita' del lettore compendiare questo amabile polpettone, che si snoda, con disinvolto e piacevole cosmopolitismo, fra l'America, Israele, l'Italia, Parigi, l'Africa e il Tibet. E pero', come gia' per Le pietre della luna, e' la macchina collaudata degli ingredienti dell'impasto a dar tono all'ordito. Che si legge - occorrera' confessare - d'un sol fiato e con colpevole partecipazione. Ha qualcosa di ingenuamente epico il tratto di eroi fissi nei loro ruoli e nei loro caratteri, senza scarti o mutazioni. Ha qualcosa di salgariano l'accesa enfasi verbale di personaggi, destinati immancabilmente a tradurre in parole, oppure in fax, alla moda di oggi, ogni minimo sentimento. Il prodotto: un maestoso e lutulento fiume di fatti ed emozioni, che tutto trasporta, materiali di scarto compresi. Parimenti trasportando fantasie regressive e desideri profondi del lettore.
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