Titolo originale: El bar Paese: Spagna, Argentina Anno: 2017 Durata: 102 minuti Genere: Horror, Thriller
Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría, Álex de la Iglesia Fotografia:Ángel Amorós Montaggio: Domingo González Musiche: Carlos Riera, Joan Valent Scenografia: José Luis Arrizabalaga, Arturo Garcia Costumi: Paola Torres Trucco: Tamara Martínez Bueno, José Quetglás, Pedro Rodríguez, Carmen Veinat Effetti Speciali: Juan Ramon Molina Produttore: Carolina Bang, Álex de la Iglesia, Mercedes Gamero, Mikel Lejarza, Kiko Martínez Produzione: El Bar Producciones, Atresmedia Cine, Nadie es Perfecto, Pampa Films, Pokeepsie Films Distribuzione Spagna: Sony Pictures Releasing Data di uscita Spagna: 24/3/2017 (Cinema - Dvd)
Nato dalla voglia di ispirarsi al Distretto 13 di John Carpenter, riletto ovviamente in chiave del tutto personale dal regista spagnolo, El bar racconta di un gruppo di persone chiuse in un bar in pieno giorno, che si trovano a dover affrontare una situazione straordinaria quando uno dei clienti esce dal locale e viene ucciso da un cecchino nel mezzo di una piazza deserta, e lo stesso accade all'unico avventore che si precipita fuori per cercare di aiutarlo. Mentre la piazza rimane deserta e i cellulari non hanno campo, le persone chiuse nel bar iniziano a speculare su quanto sta succedendo, per poi accorgersi che i cadaveri sono misteriosamente scomparsi. E poi qualcuno ha un'idea: e se il vero pericolo non fosse all'esterno, ma all'interno del locale?
Ad Álex de la Iglesia piace giocare, e questo lo sappiamo un po' tutti; e poi non c'è niente di male. Álex de la Iglesia se la ride della misura, e sguazza nell'eccesso, e sappiamo pure questo. Álex de la Iglesia usa il cinema come un giocattolo, e volte questo suo giocare diverte anche noi (come ad esempio con il recente Le streghe son tornate), altre invece proprio no. Sfortunatamente, El Bar rientra in quest'ultimo caso. Ma non è mica per i toni tutti sopra le righe, che il film dello spagnolo non funziona. Non è per il mix sconsiderato e sbilanciato di commedia nera, thriller e horror, che pure altrove aveva perversamente funzionato, come quelle pizze americane con sopra di tutto e di più. A El Bar non manca l'abbondanza degli ingredienti, ma manca una base ampia e solida abbastanza per contenerli. Quando gli avventori di un localaccio di una piazza madrilena capiscono che, se le uniche due persone che sono uscite di lì sono state freddate da un cecchino e la polizia ha isolato la zona senza dare loro spiegazioni, è perché lì dentro con loro e tra loro c'è qualcuno o qualcosa che non deve assolutamente uscire, monta lento e inesorabile un gioco al massacro tra i protagonisti in lotta per la sopravvivenza. Ma se la dinamica, in qualche modo, è quella de La Comunidad, qui il giochino di de la Iglesia lascia il tempo che trova per colpa del totale disinteresse che ha, in maniera più ostentata che evidente, nei confronti della storia e delle sue regole. Perché me ne possa fregare qualcosa di quel gruppo di bizzarri personaggi che lo spagnolo ha chiuso nel suo bar, non mi bastano le caratterizzazioni tagliate con l'accetta, che pure ci sono e che sono né migliori né peggiori di tanti horror con premesse analoghe. O meglio, mi potrebbero bastare, se si questi personaggi rotolassero ruvidi su un tappeto narrativo ben steso. Álex de la Iglesia, invece, usa la storia come mero pretesto per mettere gli uni contro gli altri, per intessere alleanze provvisorie, far emergere tradimenti scontati, mostrare nella maniera più sfacciata possibile (anche con l'immagine) la natura bruta e grottesca dell'essere umano. Che poi il personaggio che si salva dalla mannaia intrisa d'acido (quello corrosivo, non quello lisergico) dello spagnolo sia, a dispetto delle apparenze, in ogni senso possibile, ma anche in virtù delle stesse, quello della bellezza femminile di turno - che in questo caso è Blanca Suárez dei film di Almodóvar e delle pubblicità di Intimissimi, che de la Iglesia veste pochissimo già dall'inizio e che sveste progressivamente, fino ad arrivare a citare l'Angelina Jolie che cammina mezza nuda per le strade di New York nel video di "Anybody Seen My Baby" dei Rolling Stones - non fa altro che confermare come El Bar sia il giocattolino un po' masturbatorio di un regista che, troppo spesso, non vuole saperne d'uscire dall'infanzia. Un giocattolino che, in questo caso, quasi sempre, diverte solo lui.
Code:
Generale Nome completo : El.Bar.2017.iTALiAN.BDRiP.XviD-PRiME[MT].avi Formato : AVI Formato/Informazioni : Audio Video Interleave Dimensione : 1,57 GiB Durata : 1 o 42 min Bitrate totale : 2.204 kb/s Creato con : VirtualDubMod 1.5.10.2 (build 2542/release) Compressore : VirtualDubMod build 2542/release Video ID : 0 Formato : MPEG-4 Visual Profilo formato : Advanced [email protected] Impostazioni formato, BVOP : 2 Impostazioni formato, QPel : No Impostazioni formato, GMC : No warppoints Impostazioni formato, Matrix : Default (H.263) ID codec : XVID ID codec/Suggerimento : XviD Durata : 1 o 42 min Bitrate : 1.747 kb/s Larghezza : 720 pixel Altezza : 304 pixel Rapporto aspetto visualizzazione : 2,35:1 Frame rate : 24,000 FPS Spazio colore : YUV Croma subsampling : 4:2:0 Profondità bit : 8 bit Tipo scansione : Progressivo Modo compressione : Con perdita Bit/(pixel*frame) : 0.333 Dimensione della traccia : 1,24 GiB (79%) Compressore : XviD 67 Audio ID : 1 Formato : AC-3 Formato/Informazioni : Audio Coding 3 Impostazioni formato, Endianness : Big ID codec : 2000 Durata : 1 o 42 min Modalità bitrate : Costante Bitrate : 448 kb/s Canali : 6 canali Posizione canali : Front: L C R, Side: L R, LFE Frequenza campionamento : 48,0 kHz Frame rate : 31,250 FPS (1536 SPF) Profondità bit : 16 bit Modo compressione : Con perdita Dimensione della traccia : 327MiB (20%) Allineamento : Audio splittato Durata intervallo : 42 ms (1,00 frame) Intervallo pre caricamento : 500 ms ServiceKind/String : Complete Main
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