ROBERTO ROSSELLINI
EUROPA '51
:::->LOCANDINA<-:::
Titolo originale: Europa '51
Paese: Italia
Anno: 1952
Durata: 110 min - 116 min
Colore: b/n
Genere: drammatico
Regia: Roberto Rossellini
Soggetto: Roberto Rossellini, Massimo Mida, Antonello Trombadori, Federico Fellini, Tullio Pinelli
Sceneggiatura: Sandro De Feo, Ivo Perilli, Mario Pannunzio, Brunello Rondi.
Non accreditati: Jean-Paul Le Chanois, Diego Fabbri, Antonio Pietrangeli
Produttore: Carlo Ponti, Dino De Laurentiis
Interpreti e personaggi
* Ingrid Bergman: Irene Gerard
* Alexander Knox: George Gerard
* Ettore Giannini: Andrea, intellettuale comunista
* Giulietta Masina: Giulietta "passerotto"
* Sandro Franchina: Michael "Michel" Girard, il ragazzo
* Antonio Pietrangeli: psichiatra
* Maria Zanoli: signora Galli
* Marcella Rovena
* Rossana Rory
* Carlo Hintermann
Fotografia: Aldo Tonti
Montaggio: Jolanda Benvenuti
Musiche: Renzo Rossellini
Scenografia: Virgilio Marchi
Costumi: Fernanda Gattinoni
Premi:
* Premio Internazionale al Festival di Venezia (1952)
* Nastro d'Argento a Ingrid Bergman come migliore attrice (1953)
:::->TRAMA (in Italiano e in Inglese)<-:::
Europa ‘51
Irene, moglie di un diplomatico straniero, dopo il suicidio del figlio dodicenne cade in depressione e, convinta dal cugino comunista, si dà alla carità
sociale. Diventa la benefattrice di famiglie proletarie, sostituisce in fabbrica un’amica vedova e conosce l’alienazione del lavoro; assiste una prostituta
in punto di morte e aiuta un ragazzino omicida a fuggire, convincendolo poi a costituirsi. Accusata di favoreggiamento è imprigionata e per evitare uno
scandalo viene trasferita in una clinica psichiatrica. Ma qui la sua solitudine aumenta e nessuno riesce più a comprendere se la sua sia santità o
follia..............................
Irene is married to a foreign diplomat. After their twelve-year-old son suicides, she falls into depression; persuaded by her communist cousin, she devotes
herself to social charity. She becomes benefactress of some proletarian families, stands in for a widowed friend in a factory, learning the alienation of
factory work; she then nurses a prostitute at the point of death and helps a young killer to get away – later she’ll persuade him to give himself up to the
police. Charged of aiding and abetting, she is sent to prison, but to avoid a scandal she is transferred to a psychiatric clinic. Here her loneliness grows,
and nobody can anymore understand if hers is sanctity or madness...................................
:::->RECENSIONE<-:::
Roberto Rossellini, come ebbe a dirci egli stesso, al tempo in cui incominciò a scrivere il soggetto di Europa '51 aveva in mente, come modello
ideale per la sua protagonista, la scrittrice francese Simone Weil. E, in verità, Simone Weil, laureata in filosofia e in matematica, poliglotta, filologa,
letterata e saggista di cose politiche, sociali e religiose, impersonò alla perfezione quella posizione di terza forza o europea a cui Rossellini sembra
voler alludere col titolo ambizioso del suo film. Simone Weil aveva, infatti, vissuto più o meno le stesse esperienze che l'eroina Irene fa nel film: si era
accostata ai comunisti per poi dichiarare: “La rivoluzione è l'oppio dei popoli”; aveva, lei israelita, accettato il cristianesimo ma non aveva mai voluto
piegarsi alla pratica cattolica; per vivere la condizione operaia si era fatta operaia lei stessa, nelle officine Renault, traendone la conclusione, come
Irene, che il lavoro moderno è una maledizione che nessuna rivoluzione potrà mai né alleviare né modificare; finalmente, malata ed esule a Londra, si era
lasciata praticamente morire di fame rifiutando di mangiare più di quanto i nazisti consentissero di mangiare al popolo francese alle cui sofferenze ella
voleva partecipare. Simone Weil fu, dunque, una specie di santa laica, sia per la strenua coerenza delle sue idee e della sua azione, sia per l'altezza
spirituale del suo carattere. E nello stesso tempo, come abbiamo detto, fu una figura oltremodo caratteristica e quasi simbolica dell'Europa d'oggi, rovinata
e lacerata tra Oriente e Occidente ma tuttora detentrice dei più alti valori culturali e morali.
Ma la posizione di Simone Weil, apparentemente così solitaria, così disperata e così ribelle ad ogni ordine o società costituita, in realtà era sorretta da
una cultura stupefacente per vastità enciclopedica e acutezza intellettuale. Rossellini, facendo a meno, per necessità di cose, di questa comunione della
Weil con la grande tradizione culturale europea, ha in realtà tolto alla posizione di terza forza la sua più valida giustificazione. In altri termini una
posizione come quella della Weil si difende benissimo sul piano intellettuale, come infatti si difese; ma ridotta ad istanza soltanto sentimentale, come è
avvenuto con il personaggio di Irene, dà facilmente nella stravaganza, nell'autodistruzione e soprattutto nell'isolamento vero e proprio che la Weil mai
conobbe perché, appunto, ella era l'espressione di tutta una società, quella della cultura più alta d'Europa.
La storia di Europa '51 è quella di una ricca signora, Irene Gerard, cui, improvvisamente, il suicidio del figlio, durante un ricevimento in casa sua, apre
gli occhi sulla inutilità e oziosità della vita che ha sinora menato. Colpita dalla morte del bambino, Irene se ne domanda invano il perché, con angoscia
insieme materna e umana. Il perché cerca di spiegarglielo un suo parente comunista, redattore di un giornale di sinistra: il bambino si è ucciso perché la
società è malata, il suo animo non ha retto all'aridità e agli orrori della vita d'oggi, effetti, appunto, di questa malattia. Irene crede allora di
ravvisare nella morte del figlio un'accusa contro la sua vita inutile e oziosa, e decide di dedicarsi ai poveri, ai derelitti, di partecipare alle loro
sofferenze, al loro lavoro. Dapprima ella sembra pendere verso il comunismo ma una breve esperienza in una fabbrica di cemento le fa abbandonare questa
strada. Anche la soluzione cattolica viene da lei respinta. Ella vuole amare gli uomini con disinteresse e piena libertà, fuori di ogni convenzione e di ogni
conformismo: va a vivere in una borgata, assiste una moribonda, si mescola ad una storia criminale. Irene viene arrestata e consegnata al marito, il quale la
fa rinchiudere in una clinica per alienati. Dopo vari tentativi per ridurla alla ragione, Irene viene internata definitivamente.
Abbiamo già detto quale è la debolezza concettuale del film: la posizione puramente sentimentale di Irene, il suo reale isolamento. Il quale, come abbiamo
accennato, nella realtà non può esistere: anche i santoni indiani, anche gli eremiti della Tebaide facevano parte di una società umana, ne erano
l'espressione. Aggiungeremo, inoltre, che in questo film, come dice il proverbio inglese, Rossellini ha addentato più di quanto fosse in grado di masticare.
Questa ambiziosità astratta e velleitaria si tradisce nel film, oltre che nelle abborracciate discussioni ideologiche, anche nella fattura. Dopo una prima
parte, quella che si svolge nella ricca dimora di Irene, girata in maniera superba, il film, praticamente, sfugge di mano a Rossellini. Le scene, le
situazioni, i personaggi sono frettolosamente improvvisati e accennati, la coerenza narrativa non è più affidata al vigore plastico bensì alla sola logica
dimostrativa. Rossellini si riprende in alcune parti più documentarie, come quella della fabbrica di cemento e quella del manicomio, in certi scorci di
paesaggi romani, ma non riesce più a rappresentare il dramma.
Resta al film la grande qualità di aver portato sullo schermo questioni che di solito ne sono bandite. In questo senso il film è assai stimolante e bisogna
rendere atto a Rossellini del suo coraggio e della sua tempestività. Ma resta soprattutto l'interpretazione di Ingrid Bergman che ad ogni fotogramma dimostra
di aver creduto e di essersi appassionatamente immedesimata nel suo difficilissimo e ingrato personaggio. Quest'attrice singolare forse non aveva mai dato
sinora in maniera così sensibile, vibrante e comunicativa la misura del suo talento. Nonostante le incongruenze del racconto, ella ci conquista e ci commuove
continuamente, così che l'applauso che salutò, alla prima rappresentazione, la fine del film ci sembrò del tutto meritato, giusto omaggio ad un'arte
d'attrice che ha dimostrato di saper superare anche quest'ultima, più difficile prova. Accanto alla Bergman, bisogna citare Alexander Knox, sobrio ed
affettuoso marito, il piccolo Sandro Franchina, molto bravo nella parte del figlio, Giulietta Masina, assai viva, Ettore Giannini, efficace nel personaggio
improbabile del comunista, la Marcella Rovena e gli altri caratteristi.
Autore critica: Alberto Moravia
Fonte critica L'Europeo
Data critica: 22/1/1953
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:::->CARATTERISTICHE DEL DVD<-:::
Durata: 113' Lingue: ITALIANO Sottotitoli: ITALIANO E INGLESE Formato Video: 1.33:1 Compressione: Nessuna Programmi utilizzati: DVDDecrypter Contenuti Extra:Elena Dagrada: Genesi delle versioni di uropa '51 - Prima del restauro Cover: Allegata
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