Clicca per ascoltare/Click to listen
ITALIANO
Di questa band si sa poco o nulla al punto che alcuni critici come Paolo Barotto arrivarono a ritenerli originari di Roma, mentre almeno 3/5 dei musicisti erano di Bari. La totale assenza di note nel disco poi, non aiuta molto a sbrogliare la matassa. Di sicuro possiamo dire che la band si affermò al 2° Festival di Avanguardia di Napoli e da lì, ottenne un contratto per la prestigiosa multinazionale RCA che produsse il loro unico album. Altra cosa certa, è che del gruppo facevano parte sia i fratelli Boccuzzi che il bassista Tonio Napolitano, ossia il terzetto che tre anni dopo avrebbe formato il Baricentro. Purtroppo, degli altri due strumentisti (tra cui il batterista) che parteciparono al disco non vi è alcuna notizia. Un vero peccato perché al di là di alcune ingenuità, "Diario di viaggio" è un album strumentalmente solido in cui l'apporto di ogni singolo musicista si rivela fondamentale per l'insieme. Strutturato come "concept album" il lavoro narra in circa 32 minuti le vicissitudini del non meglio identificato pianeta di Hon che passa da un momento di festa collettiva ad una sanguinosa guerra. La scena finale è una visione apocalittica che vuole essere allo stesso tempo una denuncia contro i conflitti e un'esortazione alla pace. Purtroppo, l'esposizione poetica non sempre si rivelò all'altezza del tema per una certa coazione al pietismo ed inoltre, molti critici ritennero la voce narrante addirittura "fastidiosa". All'ascolto in realtà, l'album non è affatto trascurabile e certi momenti sono realmente molto alti rispetto alla media dei gruppi contemporanei. Il groove generale è un robusto Jazz-Rock melodico con qualche fugace spennellatura di Prog in cui emergono con autorità sia le doppie tastiere dei fratelli Boccuzzi, sia le chitarre che presumiamo fossero suonate sia da Giovanni Boccuzzi, sia dal suo anonimo comprimario. Il primo brano "La corte di Hon" fornisce un ottimo biglietto da visita sulle capacità tecniche del gruppo a partire dalla selvaggia intro di pianoforte di Francesco Boccuzzi a cui si accoda prima una ritmica davvero possente, seguita da una parte vocale che per quanto opinabile possa essere, sarà da ora in poi la guida di tutto il racconto. Il sound è frizzante e ben calibrato e, malgrado non sia tra i più rappresentativi del Pop Sinfonico, non perde mai la sua dignità anche grazie alle numerose armonizzazioni Jazz che i fratelli Boccuzzi infondono all'intero lavoro.Il sound è frizzante e ben calibrato e, malgrado non sia tra i più rappresentativi del Pop Sinfonico, non perde mai la sua dignità anche grazie alle numerose armonizzazioni Jazz che i fratelli Boccuzzi infondono all'intero lavoro. "Aristea" è forse il brano più azzeccato dell'album laddove l'ottimo avvio Prog si scioglie in un intenso canto melodico. In questo contesto encomiabile è la bravura del bassista Napolitano che colora con le sue scale tutto l'ambiente sonoro. Come molti altri gruppi-meterora però, anche la "Festa Mobile" ebbe poca promozione e ancor meno riscontro commerciale provocandone lo scioglimento quasi immediato. Fortunatamente, qualcuno si accorse della loro perizia tecnica e diede loro l'opportunità di lavorare ancora nel musical "Jacopone" con Gianni Morandi e Paola Pitagora. Finita definitivamente l'avventura dell "Festa Mobile", i soli fratelli Boccuzzi e il bassista Napolitano si sarebbero ritrovati tre anni dopo nel gruppo del Baricentro dove, una volta eliminata la voce, i tre musicisti diedero con l'album "Sconcerto" la prova definitiva di essere maturati e che in Italia, la Fusion era possibile a livelli più che dignitosi.
(classikrock.blogspot.com)
ENGLISH
Festa Mobile were one of the many Italian prog bands of the early seventies that disbanded soon after the release of an excellent debut album in 1973. The line up featured Renato Baldassarri (vocals), Francesco Boccuzzi (bass, keyboards), Giovanni Boccuzzi (keyboards), Alessio Alba (guitar) and Maurizio Cobianchi (drums). The Boccuzzi brothers later formed another band called Il Baricentro, more "jazz-rock oriented". On "Diario di viaggio della Festa Mobile" the band showcase a great musicianship although the sound quality coming out from the recording sessions is not flawless. Festa Mobile are often compared with BMS, PFM, Le Orme and other "classic" Italian prog bands: you can find here many influences ranging from classical music to jazz, from British prog rock to Italian folklore, but the final result is original enough and it's definitively worth listen to. "Diario di viaggio della Festa Mobile" is a concept album where the band describe with music and words the experience of a company of comedians returning home after the celebrations in honour of the new king of a far (imaginary) country, Hon. The opener "La corte di Hon" (Hon's court) is introduced by a dizzy piano pattern, then a frenzy rhythm section and vocals come in... Lyrics depict the atmosphere of false joy put up by the oppressive power of the new king... "Hon's celebration lasts hundred days / For hundred days the sun won't set / Hon sits on his throne / The moving feast lives on / It seems a celebration of love / But it's just a false mask... Peace seems to rule / But it's war that rules... It seemed a celebration of love / But it was a celebration of death..." On the second track "Canto" (Song), the comedians end their performance in honour of Hon singing a song inspired by their extraordinary travelling experience and by the contrast between an ideal world full of love and peace and the cruel reality... "I sing the colours of time and the rhythm of the wind / That are living in me... I sing the story of happy people living into ingenuity... I sing the future I dream / A new day that's lost and will never come...". The rhythm is complex and fiery while vocals depict a dream that turns to nightmare... On the third track "Aristea" the mood is more relaxed, almost mystic. After the celebration, our "heros" are on the way home. They stop to rest in a mysterious abbey where the great priestess Aristea silently looks at their hands and reveals them a prophecy... "You will go there / Where the sun doesn't shine / Where men do not know happiness...". So, they become aware that freedom is in danger even in their homeland. Well, you can feel almost a sense of impending doom at the end of the track when a "nervous" rhythm section comes in... The fourth track is about despair and mercy. "Ljalja" tells about the meeting with a young girl crying in a country ravaged by war. She was still clasping her dead son in her hands, she was a still baby but without a future... "Then slowly she smiled / She couldn't speak anymore". The long and complex last track "Ritorno" tells about the comeback and the fear that what the protagonists have seen during their journey could happen in their homeland too... It's like a wake up with a nightmare still hanging on: "We were travelling back to home / And the souvenirs in our minds seemed made of stone / Red stone because of the innocent's blood / People who died in the name of their truth / Martyrs of Hon and of the dream of a new reality / Under a different sky we're looking again at home... Where sooner or later Hon will come / With the rules of the strongest". The music is excellent and the lyrics are poetical and committed. On the whole I think that this album should find a place in every Italian prog lover collection... (www.progarchives.com)
FLAC
Scansioni Incluse |