Titolo originale: Book of souls
Titolo italiano: Il libro delle anime
Autore: Glenn Cooper
1ª ed. originale: 2010
Data di Pubblicazione: Giugno 2010
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller, giallo
Traduttori: Gian Paolo Gasperi e Velia Februari
Editore: Nord
Collana: Narrativa Nord
Pagine: 421
Reparto: Narrativa straniera
È un libro, un semplice libro antico.Ma custodisce un segreto.
Un segreto che è stato scritto col sangue nel 1297, da innumerevoli scrivani coi capelli rossi e con gli occhi verdi, forse toccati dalla grazia divina, forse messaggeri del diavolo. Che è riapparso nel 1334, in una lettera vergata da un abate ormai troppo anziano per sopportare il peso di quel mistero. Che, nel corso del XVI secolo, ha illuminato la strada di un teologo, i sogni di un visionario e le parole di un genio.
È un libro, un semplice libro antico. Ma sta per scatenare l'inferno.
Perché quel libro dovrebbe trovarsi nella Biblioteca dei Morti, la sconfinata raccolta di volumi in cui è riportata la data di nascita e di morte di tutti gli uomini vissuti dall'VIII secolo in poi. E, dopo essere rimasto sepolto sotto la polvere della Storia per oltre settecento anni, adesso è riemerso ed è diventato un'ossessione per Will Piper, deciso a cancellare il dolore che la Biblioteca ha portato nella sua vita; per Henry Spence, che ha dedicato la sua esistenza alla soluzione dell'enigma e che ormai ha i giorni contati; per Malcolm Frazier, il capo della sicurezza della Biblioteca, determinato a uccidere pur d'impedire al mondo di conoscere la verità. Un'ossessione che inevitabilmente porta altro dolore, altri enigmi, altro sangue.
È un libro, un semplice libro antico. Ma è il Libro delle Anime.
E il suo segreto è il nostro destino.
Incipit:
1
A Will Piper non erano mai piaciuti granché i bambini che piangevano, soprattutto i suoi. Aveva un vago ricordo della prima figlia, nata venticinque anni prima. A quei tempi, lui era un giovane vicesceriffo in Florida e gli capitavano sempre i turni peggiori. Quando rincasava, la mattina, Laura era già sveglia e balbettava e gorgogliava, felice. Se invece lui e la moglie passavano la notte insieme e la piccola si metteva a piangere, Will si lamentava e poi scivolava di nuovo nel sonno prima ancora che Melanie avesse tolto il latte dallo scaldabiberon. Non cambiava i pannolini. Non dava le poppate. E, prima del secondo compleanno di Laura, se n’era andato via per sempre.
Ma tutto ciò era successo due matrimoni e una vita prima. Adesso Will era un uomo diverso, o almeno così si ripeteva. Si era lasciato plasmare in una sorta di padre newyorkese del XXI secolo, con tutti gli annessi e connessi. In passato, pungolava cadaveri in decomposizione sulla scena di un crimine, adesso cambiava i pannolini. Un tempo, sopportava i singhiozzi della madre di una vittima, adesso tollerava il pianto di un neonato.
Ma non era detto che gli piacesse.
Nella sua vita si erano succedute varie fasi e quella più recente - in cui lui era una via di mezzo tra il giovane pensionato e il padre responsabile - durava da un mese. Erano passati soltanto sedici mesi dal giorno in cui lui aveva lasciato all’improvviso l’FBI a quello in cui Nancy era rientrata in servizio dopo il congedo per maternità. E ora capitava che Will rimanesse solo col figlio, Phillip Weston Piper, detto Philly. Coi loro mezzi, non potevano permettersi una baby-sitter per più di trenta ore alla settimana e così lui, per qualche ora al giorno, doveva cavarsela senza nessun aiuto.
Come cambiamento di stile di vita, era a dir poco radicale. Per buona parte dei vent’anni passati nell’FBI, Will era stato il profiler migliore in assoluto, un abilissimo cacciatore di serial killer. E, se non fosse stato per quelle che lui chiamava con indulgenza «le mie debolezze personali», sarebbe uscito di scena in grande stile, con tutti gli onori e con un bel contratto di consulenza.
Ma il suo debole per l’alcol e per le donne, nonché la sua assoluta mancanza di ambizione, gli avevano minato la carriera e lo avevano condotto al famigerato caso Doomsday. Per il mondo, quello era ancora un caso irrisolto, ma lui sapeva che le cose non stavano così. Lui lo aveva risolto, eccome, però ne era uscito a pezzi. E le conseguenze erano state il prepensionamento forzato, l’insabbiamento della faccenda e una montagna di accordi di segretezza. Ne era uscito vivo, ma per un soffio. Il lato positivo era che il destino gli aveva fatto conoscere Nancy, sua collega proprio nel caso Doomsday, poi sua moglie e adesso madre del suo primo figlio maschio.
E, in quel momento, il piccolo, che ormai aveva sei mesi, stava piangendo disperatamente... forse perché aveva sentito Nancy chiudere la porta dell’appartamento dietro di sé.
Non si può non aver letto "La biblioteca dei morti", fortunatissimo best seller dell’anno scorso, per affrontare "Il libro delle anime", che ne è il fascinoso seguito. Per gli amanti del genere, e sono ormai moltissimi, il mix di suspence, storia, letteratura, thriller, tradizione colta e sparatorie supertecnologiche cattura i lettori e li lega alla pagina fino all’ultima riga del romanzo.
In questa nuova avventura, Will Piper, l’agente FBI ora in congedo e felice padre del piccolo Phill e fresco sposo della collega Nancy, non riesce a rimanere in disparte e si butta a capofitto in una nuova avventura. Un libro datato 1527 capita nelle mani di una casa d’aste londinese, proveniente da un antico castello di proprietà di Lord Cantwell... il libro è un elenco lunghissimo di nomi e date, di nascita e di morte, di migliaia di persone. Un segreto di stato circonda la misteriosa biblioteca di cui il libro è solo una minima parte. Will, un po’ per forza ma anche per piacere, sa di non potersi sottrarre dal partecipare al recupero del libro preziosissimo e fondamentale per la sicurezza mondiale. Eccolo in Scozia, nel castello da cui il volume proviene, impegnato in un’affascinante caccia al tesoro insieme alla bella ereditiera dell’antica casata, Isabelle, che è una giovane storica appassionata di archeologia. Insieme, scoprono segreti sensazionali che li portano indietro nel tempo: un antenato Cantwell era amico di William Shakespeare; un ruolo non secondario nell’intricata trama svolge il riformatore religioso Calvino.
La storia culturale dell’Europa dall’abbazia altomedioevale di Vectis alla Riforma protestante dei primi del 500 rivivono nelle pagine del romanzo restituendo a quei noti personaggi storici una freschezza ed un’attualità che sono certamente la parte più interessante e originale del romanzo. L’ultima parte, quella incentrata sul tentativo di Will Piper di salvarsi la pelle e di sfuggire ai sorveglianti dell’area segretissima in cui sono custoditi i nomi e le date di morte dei nostri contemporanei, è più scontata anche se necessaria all’epilogo della storia. Il successo di questo secondo volume di Cooper credo quindi sia soprattutto legato alla capacità di rendere la storia, religiosa, culturale, antropologica, facilmente godibile anche a lettori comuni ma non banali. Un’operazione culturale utile e certamente riuscita. Ci sarà ancora un seguito?
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