Titolo: Morto due volte. Un'indagine del commissario Bordelli
Autore: Marco Vichi con Werther Dell'Edera
Anno di pubblicazione: 2010
Genere: Narrativa a fumetti
Subgenere: Thriller
Editore: Guanda
Collana: Guanda Graphic
Pagine: 112
Marco Vichi nato a Firenze il 20 novembre 1957 è uno scrittore italiano che vive nel Chianti.
Scrive su riviste e quotidiani nazionali ed è stato il curatore di antologie come Città in nero ( Parma, Guanda, 2006) e Delitti di provincia (Parma, Guanda, 2007). Nel 1999 ha realizzato per Radio Rai Tre alcune puntate del programma “Le Cento Lire”, dedicate all'arte in carcere. Ha esordito con numerosi racconti pubblicati su svariate riviste italiane.
Il suo primo romanzo è L'inquilino, edito da Guanda, nel 1999 (di questo romanzo Vichi ha scritto una sceneggiatura insieme all'amico Antonio Leotti).
Nel 2002, con Il Commissario Bordelli, ha fatto la sua prima apparizione il commissario protagonista di una serie di polizieschi ambientati nella Firenze degli anni sessanta.
Nel 2004 ha vinto il Premio Fedeli con Il nuovo venuto.
Ha anche allestito spettacoli teatrali e curato sceneggiature televisive, tenuto laboratori di scrittura in diverse città italiane e presso l'Università di Firenze.
Nel 2009 vince il Premio Scerbanenco con il romanzo Morte a Firenze.
I suoi romanzi sono stati tradotti in varie lingue.
1999 - L'inquilino
2000 - Donne donne
2002 - Il commissario Bordelli (Le indagini del commissario Bordelli 1)
2003 - Una brutta faccenda (Le indagini del commissario Bordelli 2)
2004 - Il nuovo venuto (Le indagini del commissario Bordelli 3)
2005 - Perché dollari? - Raccolta di racconti contenente "Perché dollari" (Le indagini del commissario Bordelli 4)
2006 - Città in nero - Raccolta di 9 racconti contenente "Morto due volte" (Le indagini del commissario Bordelli 5)
2006 - Il brigante
2007 - Nero di luna
2008 - Bloody Mary (con Leonardo Gori)
2008 - Per nessun motivo
2009 - Morte a Firenze (Le indagini del commissario Bordelli 6)
2010 - Un tipo tranquillo
2011 - La forza del destino (Le indagini del commissario Bordelli 7)
2012 - La vendetta (Guanda, 2012)
Per maggiori note su biografia e bibliografia dell'autore rimandiamo al sito dello stesso: http://www.marcovichi.it/index.html
Un’indagine personale per il commissario Bordelli, che scava nel marcio del recente passato di un’Italia da poco uscita dal fascismo e dalla Seconda guerra mondiale. Una passeggiata di riflessione al cimitero e la scoperta casuale di una tomba con un nome dalle reminiscenze letterarie, Antonio Samsa, e da una data di morte, 1943. Ma Bordelli aveva già notato quel nome su un’altra lapide, con un’altra data, 1945. Come può la stessa persona essere morta due volte? La curiosità, la voglia di capire spingeranno Bordelli a indagare a titolo personale, per scoprire una vicenda dai contorni drammatici: la storia di un ebreo che voleva salvarsi dai campi di concentramento e che per questo si era affidato alle conoscenze giuste, a un uomo che in cambio di denaro gli aveva promesso la salvezza e invece l’ha lasciato deportare ad Auschwitz, un individuo che adesso, come scoprirà Bordelli, si è dato alla politica…
Incipit:
C'era un bel sole quella domenica mattina. Alle dieci l'aria era già tiepida. Il commissario Bordelli stava passeggiando nel cimitero monumentale delle Porte Sante, che abbracciava quasi per intero la basilica di San Miniato, alta sulla città. Quando si sentiva in quel modo gli piaceva camminare fra le tombe e guardare le lapidi. Aveva l'impressione di calmarsi. Andava spesso anche nei piccoli cimiteri di campagna, isolati, circondati da cipressi neri e da un muro alto, solenni come un vecchio contadino che guarda il fuoco. Ormai conosceva tutti i cimiteri nel raggio di cinquanta chilometri. Quel giorno aveva scelto le Porte Sante. Era un sacco di tempo che non ci andava. Camminava tranquillo, calpestando le ombre delle croci e delle statue che il sole disegnava sul terreno. Leggeva i nomi e le date sulle lapidi, calcolando gli anni di vita, ma si soffermava soprattutto sulle iscrizioni... Sposo esemplare e padre affettuosissimo... Angelo di bontà e di modestia... Esemplare di costumi d'abnegazione e d'amore... Buona, umile, laboriosa, tutta la vita sacrificò alla famiglia... Bontà e rettitudine guidarono la sua vita... In vita potevi essere stato un porco o una gran puttana, e dopo morto ti trasformavi nella migliore delle persone. Chissà cosa avrebbero scritto sulla sua tomba. Magari era meglio lasciare qualcosa di scritto, per non rischiare.
Il cimitero sorgeva sopra un grande terrapieno circondato da una spigolosa propaggine dell'altissima muraglia cinquecentesca di Firenze, rinforzata da giganteschi barbacani. Si svi-
luppava su più livelli, e da alcuni punti ci si poteva affacciare di sotto, sul Parco delle Rimembranze. C'erano sculture di ogni tipo, e alcune rappresentavano bambini. Le cappelle di famiglia sembravano piccole chiese, in vari stili, dal romanico al gotico. Suo padre gli aveva sempre detto che in quel cimitero erano sepolti alcuni dei suoi bisnonni. Ogni volta che ci andava a camminare li cercava, ma non era mai riuscito a trovarli. Accese una sigaretta. Irene lo stava facendo ammattire. Ventinove anni. Troppo giovane per lui, lo sapeva bene. E anche troppo ricca. Appartenevano a due mondi diversi. Il padre di Irene possedeva due alberghi di lusso e due sale cinematografiche di prima visione. Lei era figlia unica. Viziata come una bambina. Voleva sempre divertirsi, andare a ballare, cenare al ristorante. Bordelli non era fatto per quelle cose, e non poteva nemmeno permettersele. In quei giorni Irene era a Roma con la madre, ospite da certi parenti mezzi argentini, e lui non riusciva a capire fino in fondo se sentisse o no la sua mancanza, o se invece quella pausa da lei gli stesse facendo bene alla salute. Di sicuro con una donna cosi non sarebbe durata a lungo. Non poteva durare. Ma non era per via di Irene che si sentiva in quel modo. Non era per nessun motivo. Gli era difficile anche dare un nome al suo umore. Una specie di malinconia profonda che gli rendeva tutto ostile, ma anche una certa euforia immotivata, impastata a un lieve senso di smarrimento, come se da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa. La Primavera gli faceva sempre quell'effetto, e nell'illusione di calmarsi andava a passeggiare nei cimiteri. Ormai li conosceva tutti. Davanti ai suoi occhi erano passati un'infinità di nomi e di iscrizioni di ogni tipo, dalle semplici date alle poesie pia solenni. Salì una scalinata e si trovò nella parte più alta del cimitero. Continuò a camminare fra le tombe e a leggere le lapidi. Alcune erano della seconda metà dell'Ottocento. Ogni tanto alzava lo sguardo sul millenario campanile di pietra della basilica, che si alzava da terra solido come una fortezza medievale. Guardò giù dalle mura, e nel Parco delle Rimembranze vide un paio di coppiette che si baciavano. Pensò per un attimo a Irene, poi si rimise a leggere le lapidi... Uomo di virtù rare lasciò in tutti un gran desiderio di se.. O bellissimo e purissimo Fiore tutta la nostra vita eri tu... Con lavoro intelligente indefesso nell'arte farmaceutica giunse da modesti principi alla considerazione dei suoi concittadini... Dal bel cielo d'Iseo ove Amor Patrio e dovere lo condusse e dove morbo crudele... Continuò a passeggiare con le mani in tasca, e si fermò di fronte a un colombario. Leggendo le lapidi dei loculi vide un'iscrizione che lo fece sorridere.
Tratto dall'omonimo racconto di Marco Vichi apparso nell'antologia Città in nero, curata dallo stesso autore e pubblicata nel 2006, Morto due volte è un volume della collana Guanda Graphic, nuovo marchio della casa editrice parmense dedicato ai fumetti, che ha per protagonista il commissario Bordelli.
Nel corso degli avvenimenti presentati in questo libro, questo anomalo poliziotto, che sta sempre dalla parte dei più deboli ed è amico di ladruncoli e prostitute, indagando a titolo personale su due lapidi, che portano scolpite lo stesso nome ma diverse date di morte, porterà alla luce una vicenda dai contorni drammatici, un intrigo fatto di bugie e di violenze.
Adattata da Marco Schiavone e supervisionata da Tito Faraci la storia, ambientata nella Firenze degli anni '60, scava nel marcio del recente passato di un’Italia da poco uscita dal fascismo e dalla Seconda guerra mondiale e mostra, quasi a voler confermare una situazione molto comune allora come ai giorni nostri, come anche le personalità pubbliche che sembrano le più rette ed oneste, abbiano numerosi scheletri nascosti negli armadi.
I disegni del barese Werther Dell’Edera, fatti di pochi tratti graffianti e minimalisti, le figure umane un po' abbozzate, quasi fossero sfocate nella memoria, e l'inchiostrazione davvero sapiente, anche se in qualche punto imprecisa, rievocano un periodo, lontano ormai cinquant'anni, e fanno da sfondo a una vicenda ricca di suggestioni, atmosfere tese e colpi di scena.
L’utilizzo dei retini nei ricordi dei protagonisti poi, accresce la sensazione di tristezza e malinconia che pervade tutto lo svolgersi di una storia che, all'inizio parte in sordina per poi aumentare notevolmente il ritmo.
La tensione che si costruisce, vignetta dopo vignetta, è così alta che difficilmente si potrà lasciare il volume prima della fine, travolti da testi e immagini di una storia insospettabile, ma probabilissima, che termina lasciando il lettore spiazzato ma soddisfatto e desideroso di leggere altre vicende del genere quanto prima.
L'unico neo che si può trovare per questo volume, cartonato e peraltro stampato molto bene, è il prezzo, forse un po' troppo alto per un libro di 112 pagine.
Al di là di queste piccole inezie si può però affermare che Morto due volte sia una graphic novel molto bella che potrà essere apprezzata sia dagli amanti del buon fumetto che dai lettori di romanzi gialli.
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