Titolo originale: Amin, che è volato giù di sotto
Autore: Nadia Morbelli
1ª ed. originale:2013
Data di pubblicazione: 2013
Genere:Romanzo
Sottogenere:Giallo Editore: Giunti Editore
Collana: A
Pagine:224
Nadia Morbelli è non solo il nome della protagonista della serie creata dall'autrice, ma anche il nom de plume della stessa, che vuol restare anonima.
"Nadia Morbelli" è nata a Genova, dove si è laureata in paleografia. Collabora con diverse riviste di settore. Attualmente lavora come redattrice in una piccola casa editrice e vive tra Genova e il Basso Piemonte, da cui parte della sua famiglia proviene. Per Giunti è uscito il primo titolo della serie, "Hanno ammazzato la Marinin" (2012), grande successo del passaparola, e l’avvincente sequel "Amin, che è volato giù di sotto" (2013).
Segue nel 2014 "La strana morte del signor Merello".
2012 - Hanno ammazzato la Marinin
2013 - Amin, che è volato giù di sotto
2014 - La strana morte del signor Merello
È una gelida sera d’inverno a Genova e Nadia Morbelli, uscita tardi dal lavoro, imbocca infreddolita un carrugio in discesa. All’improvviso però è costretta a fermarsi: il passaggio le è infatti impedito da quello che a prima vista sembra un grosso sacco della spazzatura. Ma una volta vicino, si rende conto con orrore che quel fagotto
rannicchiato sul selciato è un ragazzo. Un ragazzo morto. Sicuramente un clandestino. Forse un tossico. Probabilmente suicida. Dopo lo choc iniziale, Nadia non può resistere alla tentazione di saperne di più e, complice una ragazza in lacrime alla facoltà di Architettura – che si scoprirà essere la sorella del morto – inizia la sua personalissima indagine... Mentre il povero vicequestore Prini è preoccupato di tenere lontana l’amica ficcanaso (ma sarà davvero solo un’amica?) dai guai. Perché di guai, e guai grossi, effettivamente si tratta, se Nadia scopre perfino di essere pedinata da un fascinoso agente dell’Interpol...
Incipit
:
Prologo
Guardavo desolata gli stivali messi ad asciugare vicino al termosifone dell’ufficio, un robone di ghisa anni Venti con tanto di zampette artigliate. Andare a comprare le acciughe in via Gramsci durante la pausa caffè sotto una pioggia battente non era stata una buona idea. Tanto più che un’ora dopo era venuto fuori il sole, anche se palliduccio e incerto. Perfino l’arcobaleno era uscito, facendo capolino verso le undici dal finestrone davanti alla mia scrivania, accampato di traverso sul cielo ancora scuro di nubi fra il palazzo di fronte e i pini marittimi di Villetta Dinegro. Alla fine mi ero decisa a infilarli, gli stivali, cercando di ignorare quella spiacevole sensazione di umidiccio che emanava il camoscio ancora tiepido. Un tacco era partito. Pazienza… Il silenzio era quasi totale, interrotto a tratti dallo sbuffare scocciato del mio capo che, chiuso nella propria stanza, era evidentemente alle prese con qualche rogna colossale. Del resto, per lui, erano tutte rogne colossali. Le otto passate. Avevo messo su il cappotto e mi ero avvoltolata la sciarpa attorno al collo.
– Io vado! Ci pensi tu a chiudere?
Domanda retorica: a parte il fatto che non c’era nessun altro, a chiudere ci pensava lui tutte le sacrosante sere, e difficilmente lo faceva prima delle nove. Dalla porta a vetri illuminata si era levato una sorta di grugnito:
– Vai già via?
L’ impudenza della domanda valeva bene i quattro o cinque passi che mi separavano dal suo studio. Avevo socchiuso la porta e mi ero affacciata in quello spiraglio:
– Gian Paolo! Sono le otto e un quarto! La Mariella non ti mazzia mai, che torni sempre a casa a delle ore allucinanti? Io ti avrei già ucciso da un pezzo…
– La Mariella è a Laigueglia.
– Con questo freddo?
Secondo romanzo della scrittrice genovese Nadia Morbelli con protagonista la sua omonima correttrice di bozze super impicciona, Amin, che è volato giù di sotto si è rivelato davvero una scoperta: si tratta sicuramente di un giallo fuori dal comune.
Quello che salta subito agli occhi del lettore è una narrazione molto fluida e divertente: mi è veramente difficile definire in una parola lo stile di questa autrice, ma dovendo scegliere, probabilmente direi colloquiale. Tutto il romanzo è narrato in prima persona dalla stessa Nadia che utilizza un linguaggio semplice e diretto, usando espressioni e modi di dire spesso gergali e di uso quotidiano. I dialoghi sono sicuramente il punto forte: per nulla costruiti e artificiali, mettono sempre in luce il carattere di ogni personaggio. Concedendomi una piccola licenza, è proprio il caso di dire che in questo libro tutti parlano come mangiano. Apprezzatissimo l’utilizzo di qualche parola in dialetto genovese che completa in modo perfetto quanto detto fino a ora, lasciando il testo perfettamente chiaro e comprensibile.
La trama in sé non è particolarmente complessa e, a essere sincero, etichettare questo romanzo come un giallo forse è eccessivo: il morto c’è, nessun dubbio a riguardo, ma non direi che l’aspetto investigativo sia l’anima portante di questo libro. Amin, che è volato giù di sotto è un romanzo che mescola una piccola parte poliziesca a una forte componente narrativa carica di brillante umorismo.
Consigliatissimo per chi cerca una lettura leggera e divertente e che soprattutto non ha paura di ridere da solo, magari in treno, cosa che a me è successa ben più di una volta.
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