Titolo originale: L'ultimo Elfo
Autore: Silvana De Mari
1ª ed. originale:2004
Data di pubblicazione: 2014
Genere: Romanzo
Sottogenere: Fantasy
Editore: Fabbri - Centauria
Collana: La Biblioteca dei ragazzi
Pagine: 316
Silvana De Mari è nata nel 1953 in provincia di Caserta e vive a Torino, è specializzata in chirurgia generale e in psicologia cognitiva, ha praticato la professione di chirurgo in Italia e in Africa e attualmente si occupa di psicoterapia.
Non si definisce una scrittrice, ma un medico che scrive. E scrive libri fantasy di straordinario successo internazionale.
La saga degli ultimi - che comincia nel 2004 con L'ultimo elfo (Salani), un piccolo Elfo emarginato come "diverso" che potrebbe essere l'ultimo della sua specie, e si conclude nel 2012 con L'ultima profezia del mondo degli uomini - L'Epilogo, (Fanucci) - l'ha consacrata l'autrice italiana più diffusa nel mondo dopo Camilleri. Ma è il romanzo L'ultimo orco (Salani), nel 2005, a segnare il passaggio dell'autrice dalla letteratura per ragazzi al genere fantasy.
Silvana De Mari aggiunge un altro tassello alla grande serie nel 2010, con Io mi chiamo Yorsh (Fanucci), e fa un balzo indietro con un prequel che introduce il mitico personaggio Yorsh, da cui tutto il ciclo ha inizio.
La produzione letteraria di Silvana De Mari comprende tra l'altro i racconti L'ultima stella a destra, il suo primo libro per ragazzi, Il gatto dagli occhi d'oro, che tratta il tema dell'infibulazione (Fanucci), e i saggi Il drago come realtà (Salani), sulla letteratura fantastica e La realtà dell'orco, sulla storia degli ultimi due secoli vista attraverso la letteratura fantastica.
I temi cari all'autrice sono complessi e scomodi. Elfi, nani, orchi, draghi e umani diventano uno strumento, magico ed efficace, per parlare di ingiustizie, persecuzioni, discriminazioni, ribellioni in forma di favola, e per sottolineare l'importanza di valori come la lealtà, il coraggio e la cavalleria nella lotta costante tra bene e male.
I suoi libri sono tradotti in una ventina di lingue e hanno ricevuto premi importanti.
Premi:
Nel 2004 con L'ultimo elfo vince il 48º Premio Bancarellino e il Premio Andersen.
L'Ultimi Elfo vince in Francia Le Prix Immaginare, miglior libro fantasy nel 2005, negli USA il premio ALA American Library Association 2006, in Austria il premio La giuria dei Ragazzi nel 2009.
L'ultimo orco vince in premio IBBY International Boud Books Young People 2005, Le prix Sorciere nel 2009 in Francia.
Romanzi:
2000 - L'ultima stella a destra della luna
2003 - La bestia e la bella
2004 - L'ultimo elfo
2004 - L'ultimo elfo
2005 - L'ultimo orco
2008 - Gli ultimi incantesimi
2009 - Il cavaliere, la strega, la Morte e il diavolo
2009 - Il gatto dagli occhi d'oro
2010 - L'ultima profezia del mondo degli Uomini
2011 - L'ultimo elfo (audiolibro)
2011 - Io mi chiamo Yorsh
2012 - L'ultima Profezia del mondo degli Uomini: L'epilogo
Saggi:
2007 - Il drago come realtà
2012 - La realtà dell'Orco
In una landa desolata, annegata da una pioggia torrenziale, l'ultimo Elfo trascina la propria disperazione per la sua gente. Lo salveranno due umani che nulla sanno dei movimenti degli astri e della storia, però conoscono la misericordia, e salvando lui salveranno il mondo. L'elfo capirà che solo unendosi a esseri diversi da sé - meno magici ma più resistenti alla vita non soltanto sopravviverà, ma diffonderà sulla Terra la luce della fantasia. Un tenero e luminoso passaggio dal fiabesco al fantasy.
Incipit:
Capitolo uno
La pioggia cadeva da giorni. Il fango gli arrivava alle caviglie. Anche le rane avrebbero finito per annegarci in quel mondo trasformato in acquitrino, se non avesse smesso di piovere.
Sicuramente sarebbe morto lui, se non fosse riuscito in fretta a trovarsi un posto asciutto dove stare.
Il mondo era freddo. Il focolare di sua nonna era stato un posto caldo. Ma questo era stato tempo fa. Il cuore del piccolo elfo si strinse per la nostalgia.
Sua nonna diceva che se sognavi abbastanza forte le cose diventavano vere. Ma la nonna non riusciva più a sognare. Un giorno la mamma era andata nel posto da cui non si ritorna, e la nonna non era più riuscita a sognare nulla. E lui era troppo piccolo per sognare. O forse no.
Il piccolo elfo chiuse gli occhi per qualche secondo e sognò più forte che poteva. Sentì sulla pelle la sensazione dell’asciutto, di un fuoco acceso. Sentì i piedi che gli si scaldavano. Qualcosa da mangiare.
Il piccolo elfo riaprì gli occhi. I piedi gli sembrarono ancora più gelidi e lo stomaco ancora più vuoto. Non aveva sognato abbastanza forte.
Si aggiustò il cappuccio fradicio sui capelli fradici. Aveva il mantello giallo da elfo. La canapa gialla, a trama enorme, era pesante, ruvida e non riparava da nulla. Altra acqua gli si rovesciò sul collo e cominciò a colargli lungo la schiena sotto la giubba fino ai pantaloni. Tutto quello che aveva addosso era giallo, ruvido, fradicio, sudicio, consunto e freddo.
Un giorno avrebbe avuto vestiti morbidi come le ali di un passero e caldi come le piume di un’anatra, colorati come l’alba e come il mare.
Un giorno avrebbe avuto i piedi asciutti.
Un giorno l’Ombra se ne sarebbe andata, il Gelo sarebbe indietreggiato.
Sarebbe tornato il sole.
Le stelle avrebbero ricominciato a brillare.
Un giorno.
Il sogno di qualcosa da mangiare ritornò a riempirgli i pensieri.
Ripensò alle focacce di sua nonna: di nuovo l’anima gli si strinse per la commozione.
La nonna aveva fatto le focacce una sola volta nella vita del piccolo elfo. Era successo all’ultima festa della luna nuova, quando era stato distribuito mezzo sacco di farina anche agli elfi, quando la luna ancora brillava.
L’Ultimo elfo di Silvana De Mari è classificato come libro di letteratura per l’infanzia di genere fantasy, ma nella sostanza non è né l’uno né l’altro.
È al contrario una storia umana di una realtà profonda e ricca, in cui la presenza di figure mitologiche fa sì che la storia coinvolga non solo il vissuto dell’umanità, ma anche il suo mondo emotivo, rappresentato appunto da elfi, draghi e troll. Ne viene fuori una storia incredibilmente completa che coinvolge il lettore sotto tutti i punti di vista e lo fa sentire accompagnato nel mondo e dentro se stesso.
I personaggi umani sono reali, se ne toccano con mano le caratteristiche, e offrono al lettore tutti gli aspetti della vita pratica, pieni di difficoltà, conflitti personali, sociali e politici.
L’ambientazione è uno spaccato di storia, in cui si analizzano nei dettagli gli aspetti delle dittature e dei meccanismi che prima le creano, poi le alimentano, infine le distruggono, con dolore di tutti.
L’orfanotrofio descritto nella storia fornisce un’analisi pedagogica accurata, in cui si vede come i bambini reagiscono e possono coalizzarsi o combattersi di fronte ai soprusi e maltrattamenti dell’adulto.
Infine i personaggi fantastici, che mettono insieme la cultura del loro popolo e i loro poteri magici per integrare le risorse degli esseri umani; ma lo fanno diventando non delle semplici divinità ex machina, bensì le piccole pietre miliari che corrono in aiuto di chi decide di prendere in mano il proprio destino e cambiarlo con le proprie risorse. A quel punto accade qualcosa di molto interessante: non sono le creature magiche a far cadere dall’alto i loro doni, bensì gli esseri umani ad offrire loro la loro ricchezza di emozioni e sentimenti, per la quale l’elfo e il drago rinunciano volentieri alla loro sovrannaturalità. Il connubio è commovente, poetico, emozionante.
Bellissima la parte in cui elfo e bambina scoprono che la profezia delle poesie epiche elfiche è in realtà una mappa precisa per uscire dalla prigione in cui sono rinchiusi. È una trovata che richiama a molti testi antichi, in cui alla fine gli eroi scoprono che le profezie più misteriose ed inquietanti in realtà contengono messaggi di salvezza espressi in maniera criptica, decifrabili solo a chi ha il coraggio di osare la ricerca della verità.
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