Titolo originale: Broken Heart
Titolo italiano: Cuore infranto
Autore: Tim Weaver
1ª ed. originale: 2016
Data di pubblicazione: 20 aprile 2017
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Time Crime
Collana: Narrativa
Traduzione: Gabriele Giorgi
Pagine: 421
Tim Weaver è nato nel 1977 a Bath, dove vive con la moglie e la figlia. Giornalista dai molteplici interessi, ha esordito come scrittore con Morte sospetta, primo romanzo della serie dedicata a David Raker, l’investigatore specializzato nella ricerca di persone scomparse, che sarà il protagonista anche dei suoi libri successivi.
2010 - Morte sospetta (Chasing the dead)
2011 - Tracce di morte (The Dead Tracks)
2012 - Svanito (Vanished)
2013 - Nessun ritorno (Never Coming Back)
2014 - Oscure verità (Fall From Grace)
2015 - Triplice omicidio (What Remains)
2016 - Cuore infranto (Broken Heart)
2017 - Chi sono? (I Am Missing)
2018 - You Were Gone
L'ultima traccia dell'esistenza di Lynda Korin è la registrazione video di una telecamera di sicurezza all'ingresso di Stoke Point, uno dei punti panoramici più suggestivi sulla costa del Devonshire. I fotogrammi la ritraggono alla guida della sua auto in procinto di varcare l'unico ingresso, poi più nulla. L'automobile viene ritrovata incustodita, nessun'altra testimonianza del passaggio di Lynda in quel luogo. Wendy Fisher, sorella della donna, incarica delle indagini il detective David Raker, specializzato nella ricerca di persone scomparse. A quanto pare Lynda, vedova del noto e controverso regista Robert Hosterlitz, era venuta a conoscenza di segreti inquietanti sulla vita del marito, verità scioccanti che avrebbero potuto spingerla a gesti estremi. Raker sa che la pista da seguire per arrivare a lei va ricercata nel passato di Hosterlitz. Quello che non può immaginare è l'abisso di meschinità e orrore in cui le loro esistenze sono cadute, fino a portarli a un tragico e inquietante presente. Una nuova indagine per David Raker, un viaggio pericoloso a ritroso nel tempo, fino all'origine del male.
Incipit:
1
Il Queen of Hearts era un pub a tre piani lungo Seymour Place, a sud della stazione della metro di Marylebone. Il pub era rifinito con le stesse piastrelle in terracotta smaltata usate per le stazioni della metropolitana in tutta la città, e l’interno era appena più fresco dell’esterno, ma non di molto. Il clima, afoso da settimane, cuoceva le vene e le arterie della città – tutti gli edifici, tutti i marciapiedi, ogni finestra inondata di luce – finché, arrivati ormai alla fine di agosto, sembrava che da quella calura non ci fosse scampo: all’interno del pub un condizionatore stava lavorando a pieno regime, ventilatori supplementari erano stati piazzati su un lungo bancone, ma nulla di tutto ciò faceva la minima differenza.
Un cameriere mi aveva accompagnato a un tavolo sul fondo, apparecchiato per due, con vista su un giardino ben curato; avevo ordinato una birra, tirato fuori il portatile dalla borsa e mi ero connesso al Wi-Fi. Avevo appena avviato il browser quando all’improvviso il mio telefono aveva preso vita. Mi aspettavo che fosse la donna con cui dovevo pranzare, Melanie Craw. Se era in ritardo – cosa che accadeva di rado – e mi chiamava dopo l’orario in cui avremmo dovuto incontrarci, era per dirmi che era successo qualcosa e che non sarebbe riuscita ad arrivare. Ma non era la Craw. E non era nessuno degli altri nomi che avevo in rubrica. Cosa ancora più bizzarra, non era un numero britannico.
Era una telefonata dagli Stati Uniti.
Tim Weaver è tornato, e con lui David Raker che, abbandonato il mestiere di giornalista dopo la morte della moglie, e avendo intrapreso il mestiere di “ricercatore” di persone scomparse, si trova ad affrontare un caso apparentemente semplice, ma che in realtà porta a galla i misteri di molti anni prima.
“Cuore infranto” ha i numeri giusti per essere definito un ottimo thriller: ogni personaggio ha una sua storia, ma il lettore lo conosce pian piano senza che da esso si allontani quell’alone di mistero che ci fa chiedere quale sia il suo ruolo nella trama; le descrizioni dei luoghi non sono molto dettagliate: è come se l’autore volesse darci le informazioni necessarie per ambientarci ma senza distogliere l’attenzione da ciò che accade.
Numerosi, invece, sono i colpi di scena: infatti, a una prima visione, sembrerebbe quasi di avere per le mani un libro banale, “il solito giallo”, ma in realtà, voltata la pagina, c’è sempre qualcosa che non avevamo messo in conto.
Mi viene quasi da dire che è un libro costruito principalmente da fili che sembrano non avere una connessione fra loro; tuttavia non si fa in tempo a porsi qualche domanda che, poche pagine dopo, il nodo si scioglie, dandoci risposte che non avevamo previsto, per poi ripresentarci una serie di eventi che fanno sorgere nuovi interrogativi. Insomma, possiamo dire che sicuramente non è un libro noioso.
Ciò che colpisce in questo nuovo romanzo è il fatto che l’autore si sia dimostrato un attento cinefilo: le descrizioni dei vecchi cinema, dei metodi di produzione dei film e la storia della “vecchia Hollywood” sono, assieme a David Raker, i protagonisti principali del romanzo.
Tutto ciò, però, non va a prevaricare quella che è la trama, bensì l’accompagna, in modo che il lettore non si limiti a una lettura superficiale ma possa assorbire tutte le informazioni necessarie per immedesimarsi meglio nella vicenda. Tali informazioni vengono sapientemente “dosate” da Weaver in modo che la storia cinematografica non sfoci in una noiosa lezione, ma vada ad arricchire la narrazione di ogni capitolo, suscitando la curiosità di chi legge.
È come se il lettore si trovasse a leggere due romanzi in uno: da una parte la storia del cinema e dall’altra un thriller, che si incastrano creando un ottimo romanzo.
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