The Velvet Underground
White Light/White Heat
.: Recensione :.
White Light/White Heat è il secondo album del gruppo rock The Velvet Underground, pubblicato nel 1968 (ma registrato l'anno prima): segna il termine della collaborazione della band con Andy Warhol e con Nico (Christa Paffgen) ed è anche l'ultimo disco del gruppo prima dell'abbandono di John Cale. La collaborazione tra Cale e la cantante tedesca riprenderà dopo lo scioglimento del gruppo.
White Light/White Heat è spesso considerato il vero capolavoro dei Velvet Underground, anche più del maggiormente celebre album di debutto The Velvet Underground & Nico. L'album sceglie come filo conduttore lo stesso della pop art di Andy Warhol: l'alienazione dell'uomo all'interno della società postmoderna, con una violenza sonora e rumoristica più accentuata rispetto all'esordio. I testi (scritti da Lou Reed) raccontano episodi quotidiani di paranoia metropolitana, caratterizzati da descrizioni fredde, asettiche e ripetitive. L'atmosfera underground dei brani e l'introduzione di strumenti atipici per il rock come la viola e l'organo, opera di Cale, accentuano la sensazione di straniamento imposta all'uomo dalla modernità.
La registrazione è qualitativamente poco valida, il che rende difficile distinguere gli strumenti tra loro e dà un'impressione monotona, piatta e meno immediata del primo album; questo fatto però, secondo alcuni, aiuta a rendere le atmosfere ancora più stranianti e alienanti.
La rivista Rolling Stone ha inserito il disco al 292º posto nella sua classifica dei migliori 500 album della storia.
White Light/White Heat is the second studio album by American rock band the Velvet Underground, released in 1968 by record label Verve. It was the band's last recording with violist and founding member John Cale.
In 2003, the album was ranked number 293 on Rolling Stone magazine's list of the 500 greatest albums of all time.
Nearly every song on the album contains some sort of experimental or avant-garde quality. "The Gift", for example, contains a recital of a short story and a loud instrumental rock song playing simultaneously, with the former on the left speaker channel and the latter on the right. "I Heard Her Call My Name" is distinguishable for its distorted guitar solos and prominent use of feedback.
The record's lyrics vary from themes of drug use and sexual references (such as fellatio and orgies), including the song "Lady Godiva's Operation", about a transsexual woman's botched lobotomy and the title track "White Light/White Heat", which describes the use of amphetamine.
"Here She Comes Now" is built around a double-entendre. On the album's last track, "Sister Ray", Lou Reed tells a tale of debauchery involving drag queens having a failed orgy, while the band plays an improvised seventeen minute jam around three chords.
.: Cover :.
.: Dati Album :.
Artista: The Velvet Underground
Pubblicazione: 1968
Dischi: 1
Tracce: 6
Tipo Album: Studio
Genere: Rock sperimentale, Proto-punk, Rock and roll, Rock psichedelico
Etichetta: Verve Records
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.: Dati tecnici del file :.
Formato Audio : FLAC
Formato/Informazioni : Free Lossless Audio Codec
Durata : 2min 48s
Modalità bitrate : Variabile
Bitrate : 859 Kbps
Canali : 2 canali
Frequenza campionamento : 44,1 KHz
Profondità bit : 16 bit
Dimensione della traccia : 17,3MiB (100%)
TrackList
White Light/White Heat - 2:47
The Gift - 8:19
Lady Godiva's Operation - 4:56
Here She Comes Now - 2:04
I Heard Her Call My Name - 4:38
Sister Ray - 17:27
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