Titolo Album: I giorni della cupa
Artista: Vinicio Capossela
Data di pubblicazione: 06/05/2016
Genere: Pop
Dischi: 2
Tracce CD 1 - Polvere: 16
Durata CD 1: 57 minuti e 59 secondi
Tracce CD 2 - Ombra: 12
Durata CD 2: 1 ora, 4 minuti e 10 secondi
Produttore: Vinicio Capossela, Taketo Gohara, Alessandro "Asso" Stefana
Etichetta: La Cupa Srl under su licenza della Warner Music Italia Srl[b]
[b]CD 1:
01 - Femmine 03:27
02 - Il lamento dei mendicanti 03:26
03 - La padrona mia 03:31
04 - Dagarola del Carpato 03:45
05 - L'acqua chiara alla fontana 03:55
06 - Zompa la rondinella 05:11
07 - Franceschina la calitrana 03:46
08 - Sonetti 05:26
09 - Faccia di corno 03:12
10 - Pettarossa 03:27
11 - Faccia di corno - L'aggiunta 04:09
12 - Nachecici 03:48
13 - Lu furastiero 01:55
14 - Rapatatumpa 03:48
15 - La lontananza 02:54
16 - La notte è bella da soli 02:19
CD 2:
01 - La bestia nel grano 05:33
02 - Scorza di mulo 05:48
03 - Il Pumminale 04:40
04 - Le creature della Cupa 05:33
05 - La notte di San Giovanni 05:48
06 - L'angelo della luce 04:59
07 - Componidori 05:13
08 - Il bene mio 03:37
09 - Maddalena la castellana 04:00
10 - Lo sposalizio di Maloservizio 05:00
11 - Il lutto della sposa 03:00
12 - Il treno 10:59
Vinicio Capossela nasce il 14 dicembre 1965 ad Hannover, in Germania.
Arriva presto in Italia e dopo una breve esperienza al Conservatorio e un precario impiego come suonatore di piano su navi, night club di riviera e pub newyorkesi, avviene l'incontro con Francesco Guccini e con il produttore Renzo Fantini. E' il 1990 e per Capossela è il primo contratto discografico, dal quale nasce All'una e trentacinque circa, album che vanta il premio come migliore opera prima, assegnatogli dal Club Tenco.
L'anno successivo esce il secondo album, "Modì", che porta l'artista in tutta Italia con il suo primo tour, mentre nel 1992 avviene l'incontro con il cinema. Capossela accetta una piccola parte nel film di Staino e Altan "Non chiamarmi Omar", la cui colonna sonora è tratta dallo stesso "Modì".
Il 1993 gli riserva una nuova esperienza: Paolo Rossi lo vuole come attore e autore delle musiche nel suo spettacolo teatrale itinerante Pop e Rebelot; una collaborazione, quella tra Capossela e Rossi, che si ripresenterà anche con Milanin Milanon.
Nello stesso anno il Club Tenco lancia un disco tributo a Vladimir Visotski, dal titolo "Il volo di Volodja" e Capossela non perde l'occasione per lasciare la sua impronta con il brano "Il pugile sentimentale".
Le continue conferme che fioccano sulla sua vita artistica gli danno nuovi stimoli, e nel 1994 nasce il terzo album "Camera a sud". Il 1995 trascorre tra concerti memorabili, come quello al Teatro de la Ville di Parigi, che registra il tutto esaurito. Nella primavera del 1996, Vinicio inizia le registrazioni del quarto album, "Il ballo di San Vito", la cui promozione sarà motivo di due grandi concerti a Roma e Milano, nei quali Capossela si avvarrà del contributo musicale di Marc Ribot alla chitarra.
L'anno successivo parte da Lodigiano il tour teatrale de "Il ballo di San Vito", nel corso del quale verranno realizzati alcuni filmati dai quali prenderà corpo in breve tempo un homevideo dal titolo "Liveinvolvo". "Liveinvolvo" sarà anche il titolo del suo quinto album registrato con il supporto musicale della Kokani Orchestrar, mentre il 6 ottobre del 2000 esce il sesto album "Canzoni a Manovella", da lui stesso prodotto con la collaborazione di Pasquale Minieri. Quest'ultimo album vanta la partecipazione di grandi nomi, tra i quali Marc Ribot, Ares Tavolazzi, Roy Paci, Pascal Comelade, e, come se non bastasse, ospita anche una soprano giapponese, Mayumi Torikoshi.
Dopo la raccolta "L'indispensabile" (2003) esce nel 2006 l'album "Ovunque proteggi" per il quale Capossela vince un premio Tenco. L'ultimo lavoro si intitola "Da solo" (2008).
Nel 2009 esce un CD+DVD tratto dalla lunga serie di concerti, SOLO SHOW ALIVE, seguito da un libro ("Mr Pall incontra Mr Mall", scritto con l'amico Vincenzo "Chinaski" Costantino) e da runa raccola per il mercato inglese, THE STORY FACED MAN. Nel 2011 arriva il nuovo disco di inediti, MARINAI PROFETI E BALENE, dedicato fin dal titolo a temi "marini". Dopo poco più di un anno arriva REBETIKO GIMNASTAS, interamente inciso in Grecia con musicisti locali, con quattro brani inediti, una ghost-track e otto canzoni note reinterpretate in chiave rebetika.
Il 4 marzo 2016, anticipata dal brano Il Pumminale, era programmata l'uscita di Canzoni della cupa, decimo album del musicista prodotto dalla sua casa discografica - La Cùpa - e distribuito da Warner Music. L'uscita del disco è stata poi rimandata al 6 maggio 2016 a causa di problemi di salute dal cantautore che si è dovuto sottoporre ad un delicato intervento chirurgico alle corde vocali.
Discografia essenziale: 1990 - All’una e trentacinque circa
1991 - Modi’
1994 - Camera a sud
1996 - Il ballo di San Vito
1998 - Liveinvolvo
2000 - Canzoni a manovella
2003 - L’indispensabile
2006 - Ovunque proteggi
2006 - Nel niente sotto il sole Grand Tour
2008 - Da solo
2009 - Solo Show alive
2010 - The story-faced man
2011 - Marinai, profeti e balene
2011 - La nave sta arrivando
2012 - Rebetiko gymnastas
2016 - Canzoni della Cupa
Sito ufficiale di Vinicio Capossela : url=http://www.viniciocapossela.it/ [b]
[b] C’è qualcosa d’incongruo e perciò d’affascinante nel modo in cui s’annuncia “Canzoni della cupa”. Inizia con un canto di lavoro delle tabacchine che Vinicio Capossela ha imparato a Patù, cittadina pugliese che ha dato al cantautore milanese d’adozione la cittadinanza onoraria con tanto di cerimonia sulla battigia alla presenza della vicepresidente della regione – sul serio. Al posto di rendere il canto in modo fedele, Capossela crea un legame fantasioso e potente fra le raccoglitrici di tabacco italiane e gli schiavi portati negli Stati Uniti a tirar su cotone. Usa l’immaginario legato all’esperienza afro-americana per raccontarci il dolore e la fatica di casa nostra. Così è “Canzoni della cupa”, l’album in cui il cantautore attinge al mondo folclorico per trasformarlo in un’epica estrosa e personale dove s’intrecciano contro ogni logica sonetti, tex-mex, serenate a ingiuria, blues americano, ballate, folclore da sposalizio, tutti allegramente affratellati dall’idea che la musica popolare non la si debba mettere in museo, ma praticare e dissipare gioiosamente.
“Canzoni della cupa” e i concerti che seguiranno chiudono il discorso aperto con il libro “Il paese dei coppoloni” e il film “Nel paese dei coppoloni”. Un discorso iniziato nel 2003, quando Capossela effettuò le prime registrazioni mettendosi sulle orme di Matteo Salvatore. La sua non è un’escursione nostalgica in un’Italia rurale cancellata dalla modernità, ma un viaggio alla ricerca di segnali e suoni da un mondo antico da trasfigurare. Questo fa Capossela nelle migliori “Canzoni della cupa”: non prende la materia popolare per salvarla, ma per mimarla scrivendo canzoni originali. Non ha alcuna preoccupazione di tipo filologico. E spazia, nei riferimenti al popolare italiano, dalla Campania alla Puglia, e oltre. E così Flaco Jimenez aggiunge l’accordion a una storia calitrana, due violinisti francesi reclutati in un circo producono stridori poetici, i Los Lobos e i Giant Sand (Howe Gelb e i Calexico assieme e separati nelle stesse canzoni, come ha raccontato a Rockol) ci mettono suggestioni provenienti da altri confini, tamburi a sonagli e zampogna sono abbinati a un contrabbasso suonato con l’archetto. Capossela mette da parte il pianoforte e imbraccia chitarra acustica e classica, affiancato a volte da strumenti come cymbalon, cubba cubba, vihuela, percussioni e corde d’ogni tipo e provenienza. E alla fine viene fuori una specie d’internazionale del folk che funziona quanto più s’allontana dal materiale originale.
Capossela ripete l’operazione nei testi. Alcuni restano fedeli alle parole che ha imparato dai cantori e dai «poderosi narratori orali». Altri trasfigurano piccole esperienze umane, storie di paese di tradimenti o lavori di fatica o feste sfrenate rielaborate dalla sua immaginazione. Per orientarsi, inserisce nella confezione cartonata scomponibile del doppio cd i commenti canzone per canzone e indici delle creature citate (vere e immaginarie, dal ciuccio al Pumminale), dei luoghi (la stazione, il camposanto, la cascina), dei personaggi (da Franceschina che si concede ai capocantieri della ferrovia fino a Dio). Emerge dallo sfondo una concezione di comunità che t’abbraccia e che ormai ci è sconosciuta e pure l’idea di esistenze messe a repentaglio dalla natura, da condizioni di lavoro dure, dalla malattia, persino da fantasmi. È il messaggio che arriva a noialtri figli della post modernità: la vita trionfa e lotta e canta forte quando è esposta al rischio e al pericolo. E difatti a Capossela piace citare Dylan quando dice che non c’è nulla di rassicurante nella musica folk.
“Canzoni della cupa” non è un disco facile o leggero, nessuno degli ultimi di Capossela lo è. Non ha la grazia, la poesia, l’invenzione folgorante dei suoi lavori migliori. Contiene una trentina di canzoni divise in due dischi chiamati “Polvere” e “Ombra”, di un’ora ciascuno. Il primo è più folkeggiante, con adattamenti da Salvatore e pezzi ispirati a canti popolari; il secondo contiene canzoni originali che rimestano la medesima materia con atmosfere decisamente più scure, arrangiamenti misurati, canzoni lente e affini al Capossela che conosciamo. Il cantautore non cerca la raffinatezza della scrittura, non allinea composizioni importanti, mette assieme tanta di quella roba da spingere chi l’ascolta a farlo con cautela, a prendere questa iniezione di folclore reimmaginato in dosi omeopatiche. Riesce però nell’impresa di tradire quel mondo e intanto di farcene innamorare. Racconta quella che per lui è la natura perduta di noi italiani e un mondo che sta scomparendo e difatti chiude l’album (prima di una ghost track) con “Il treno” che porta i migranti verso nord. Uno di essi era il padre di Vinicio.
Visto da qui, dal treno pieno che lascia i balconi del paese vuoti, “Canzoni della cupa” sembra quasi il prequel della storia di Capossela, le radici un po’ vere e un po’ immaginarie di un artista che riesce ogni volta a reinventarsi.
Code:
CD 1 - Polvere:
Generale
Nome completo : Vinicio Capossela - Canzoni della Cupa (2016)[MT]\CD 1\01 - Femmine.mp3
Formato : MPEG Audio
Dimensione : 11,2MiB
Durata : 3min 27s
Modo bitrate generale : Costante
Bitrate totale : 320 Kbps
Album : Canzoni della Cupa
Parte/Posizione : DISCO 1
Traccia : Femmine
Traccia/Posizione : 01
Esecutore : Vinicio Capossela
Genere : Pop
Data registrazione : 2016
Compressore : LAME3.99
Copertina : Yes
Tipo di copertina : Cover (front)
Copertina MIME : image/jpeg
Audio
Formato : MPEG Audio
Versione formato : Version 1
Profilo formato : Layer 3
Modo : Joint stereo
Estensione modo : MS Stereo
Durata : 3min 27s
Modalità bitrate : Costante
Bitrate : 320 Kbps
Canali : 2 canali
Frequenza campionamento : 44,1 KHz
Modo compressione : Con perdita
Dimensione della traccia : 7,91MiB (70%)
Compressore : LAME3.99
Impostazioni compressione : -m j -V 4 -q 0 -lowpass 20.5
CD 2 - Ombra:
Generale
Nome completo : Vinicio Capossela - Canzoni della Cupa (2016)[MT]\CD 2\01 - La bestia nel grano.mp3
Formato : MPEG Audio
Dimensione : 15,1MiB
Durata : 5min 33s
Modo bitrate generale : Costante
Bitrate totale : 320 Kbps
Album : Canzoni della Cupa
Parte/Posizione : DISCO 2
Traccia : La bestia nel grano
Traccia/Posizione : 01
Esecutore : Vinicio Capossela
Genere : Pop
Data registrazione : 2016
Compressore : LAME3.99
Copertina : Yes
Tipo di copertina : Cover (front)
Copertina MIME : image/jpeg
Audio
Formato : MPEG Audio
Versione formato : Version 1
Profilo formato : Layer 3
Modo : Joint stereo
Durata : 5min 33s
Modalità bitrate : Costante
Bitrate : 320 Kbps
Canali : 2 canali
Frequenza campionamento : 44,1 KHz
Modo compressione : Con perdita
Dimensione della traccia : 12,7MiB (84%)
Compressore : LAME3.99
Impostazioni compressione : -m j -V 4 -q 0 -lowpass 20.5
|